A causa di un errore, Amazon ha inviato all’utente sbagliato 1700 registrazioni private di Alexa all’utente sbagliato. Secondo quanto riportato dalla società di Bezos, si tratterebbe di un errore umano, circoscritto quindi a questo caso isolato.
Amazon afferma inoltre di aver aumentato i controlli affinché un errore del genere non possa più capitare nuovamente.
Tutte le conversazioni e le interazioni che gli utenti hanno con Alexa, sono salvate da Amazon sui suoi server. Amazon salva i dati reperiti da tutte le piattaforme su cui l’assistente Amazon è disponibile, come Echo, l’app di Alexa e i prodotti di terze parti che vi sono collegati.
L’errore si è verificato quando un utente tedesco, desideroso di riascoltare le sue conversazioni con l’assistente, le ha richieste ad Amazon, come rientra nei suoi pieni diritti, secondo la normativa sulla privacy nota come GDPR. L’azienda gli ha quindi inviato il link per il download dei file. Quando l’utente ha scaricato il file archivio con le sue conversazioni, ha notato che tra i file audio, vi erano anche alcuni relativi ad una coppia non di sua conoscenza.
L’uomo ha subito provveduto a fare presente l’errore ad Amazon, senza però ricevere nessuna risposta. Il file è stato subito rimosso dalla società, ma l’uomo li aveva comunque scaricati.
L’utente ha segnalato l’errore ad Amazon, e inizialmente non ha ricevuto risposta. Martin Schneider, questo il nome dell’utente che ha ricevuto le conversazioni, ha deciso quindi di sottoporre il caso il caso al giornale tedesco “C’t” che, grazie alle informazioni contenute nelle conversazioni della coppia, inviate per sbaglio, è riuscito a risalire alla loro identità. Tra le conversazioni c’erano infatti, oltre ai comandi per controllare Spotify, il termostato e gli allarmi di casa, anche riferimenti a indirizzi, luoghi, nomi e cognomi. In questo modo la testata tedesca ha dimostrato le gravi implicazioni che potrebbe avere un errore del genere.
Amazon ha comunque contattato le autorità per informarle dell’accaduti.
Purtroppo questo non è neanche il primo incidente in cui conversazioni private finiscono ascoltate da qualcun altro tramite Alexa. La scorsa primavera infatti l’assistente Amazon, aveva registrato un audio e lo aveva inviato ad un contatto in rubrica senza che l’utente lo avesse chiesto. Secondo Amazon, Alexa aveva male interpretato una frase in una conversazione interpretandola come un comando.
Questa vicenda pone di nuovo la nostra attenzione sui dati che rendiamo reperibili e che forniamo, e su come questi vengano gestiti. Certo la tecnologia aiuta, ma bisogna sempre prestarvi attenzione ed essere consapevoli ed informati sui meccanismi che ne sono alla base.
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