Ormai diversi giorni fa Bloomberg era uscita con un storia che riguardava la Cina e la possibilità che quest’ultima si fosse infiltrata in diverse compagnie statunitense, anche di alto profilo. I nomi che hanno fatto più scalpore erano quelli di Apple ed Amazon, due delle società più redditizie al mondo.
Apparentemente delle spie cinese hanno obbligato le fabbriche situate in patria ad inserire dei microchip all’interno della componentistica che poi sarebbe stata venduta negli Stati Uniti da una terza società. Quest’ultima fornisce tantissimi produttori e tra questi ci sono i sopracitati colossi. Entrambi, ma soprattutto Apple, hanno negato quanto successo.
Tim Cook si espone
Per la prima volta nella sua storia la compagnia, attraverso l’attuale CEO, ha fatto un uscita pubblica per chiedere la ritrattazione di tale storia in quanto falsa. Una posizione che diversi esperti di sicurezza hanno appoggiato mettendo effettivamente in dubbio la veridicità delle fonti usate da Bloomberg. Non solo, anche alcune agenzie per la sicurezza nazionale statunitensi stanno sostenendo Apple; è presente anche l’NSA.
La società si era già dovuto muovere all’inizio per rassicurare il congresso sul fatto che era tutto al sicuro. Le indagine interne non hanno portato alla luce niente mentre Bloomberg continua ad affermare il contrario. Ecco le parole rilasciate da quest’ultimi: “Diciassette fonti individuali, inclusi funzionari governativi e addetti ai lavori delle aziende, hanno confermato la manipolazione dell’hardware e di altri elementi degli attacchi. Abbiamo anche pubblicato tre dichiarazioni complete di tre società, oltre a una dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri cinese. Sosteniamo la nostra storia e siamo fiduciosi nei nostri rapporti e fonti. “