Dopo aver scosso metà della Silicon Valley, il blocco agli immigrati mussulmani deciso di Donald Trump ha fatto “arrabbiare” anche Apple. Tim Cook, il numero uno dell’azienda, ha infatti dichiarato al Wall Street Journal che che “più di ogni altro Paese del mondo questo Paese (gli Usa) è forte grazie al nostro background di immigrati e alla nostra capacità come popolo di accogliere persone con ogni tipo di retroterra. Questo è ciò che ci rende speciali”.
Non sono ancora state precisate le misure che Apple vuole prendere nei confronti del ban, ma è sicuro il gigante di Cupertino si senta minacciata nel cuore dell’operatività. Apple è un’azienda estremamente multiculturale, che attinge a tutte le risorse umane tecnologiche d’eccellenza, senza fare distinzione di razza o religione. In altre parole, se Apple volesse assumere un talentuoso programmatore pakistano per implementare un sistema di gesture all’interno dei nuovi Apple Watch, per colpa di Trump potrebbe avere seri problemi.
I toni della conversazione non sono così minacciosi come sembravano in un primo momento. Tim Cook ha dichiarato di voler rimanere operativo e costruttivo, quindi per ora queste dichiarazioni hanno giusto il tono di una provocazione. Il messaggio però è stato lanciato, ed è molto chiaro.