Le balene sono tra i cetacei con maggior pericolo di estinzione per due essenziali motivi tutti riconducenti ad un’unica causa: l’uomo. Il primo motivo è dovuto alla frequente caccia: per anni si praticò la cattura per la loro carne e olio ma anche per fanoni e ambra grigia. Il secondo motivo è dovuto ai sonar, usati dalle balene per comunicare tra loro ma anche dalle grandi navi, il che le porta a perdersi e spiaggiarsi.
Uno studio condotto nel 2009 conduce all’ipotesi che le balene fossero inizialmente degli animali terrestri vissuti circa 50 milioni di anni fa e che per motivi di estinzione si siano rifugiati in mare anche se poi tornavano sulla terraferma per partorire. E’ così che si spiegherebbe anche la loro fisionomia da mammiferi: allattano i piccoli con latte grasso come gli umani e respirano. La respirazione è complicata poiché devono controllarla, come in apnea ma spesso devono risalire in superficie per sfiatare e riprendere aria. Sempre per questo motivo non possono dormire inconsciamente ma solo un emisfero alla volta.
Ricostruzione fittizia della balena miocenica
Recentemente in California sono stati ritrovati numerosi resti di grossi animali, relativi a precursori delle balene esistiti tra 4 e 7 milioni di anni fa, tra il Miocene e il Pliocene.
Tra le ossa di 7 tonnellate trovate durante gli scavi c’erano scapole, costole, omeri, teschi, mandibola e clavicole. Il cranio è la parte più importante grazie alla quale si capisce di quale specie si tratti ma soprattutto com’è stata la sua evoluzione.
Attualmente i fossili risiedono nel laboratorio Cooper del Orange County Parks in California dove saranno studiati attentamente. Gli scienziati affermano che si potrebbe trattare anche di una specie del tutto nuova. Per il trasporto ovviamente le ossa sono state accuratamente protette. Perdere un patrimonio simile equivarrebbe a perdere un grande tassello nella storia evolutiva del nostro pianeta. Online è anche disponibile il documento redatto dalla squadra di ritrovamento.
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