Sono pochi i paesi che si possono definire Covid-free. L’Italia ovviamente non è tra questi, ma neanche Germania, Francia, Spagna. L’aspetto in comune tra nomi è essere in piena Fase 2 ovvero un lento ritorno alla normalità con un numero di contagi che fluttua, ma rimanendo costante entro certi numeri. Altri paesi non sono così fortunati nella gestione del coronavirus, dal Regno Unito agli Stati Uniti.
Nonostante questa situazione in cui ci sarebbe da andare assolutamente cauti, in tutto il mondo stanno nascendo proteste in coda a quelle degli Stati Uniti. Partite per la morte di un uomo di colore a causa della brutalità della polizia, molti paesi hanno mostrato la propria solidarietà, sbagliando assolutamente metodo.
Al posto di mostrarla in un modo più sicuro, le persone sono scese in piazza come se la pandemia non fosse mai esista e il coronavirus non fosse ancora in circolazione. In alcuni paesi ci sono state delle vere e proprie resse di persone, in altri sono stati un po’ più cauti, ma rimane un comportamento pericoloso.
Coronavirus: quando le proteste rischiano di scatenare la seconda e temuta ondata
Nel Regno Unito, il segretario alla salute ha evidenziato come questi avvenimenti avranno senza dubbio un effetto sulla risalita dei contagi, contagi che stanno già comunque facendo fatica a scendere. Le sue parole: “Sostengo fortemente l’argomentazione di coloro che protestano, ma il virus stesso non discrimina e la raccolta in grandi gruppi è temporaneamente contraria alle regole proprio perché aumenta il rischio di diffusione di questo virus.”
Si potrebbe discutere sul fatto che stanno nascendo proteste in Europa per quello che sta succedendo negli USA quando comunque da noi la questione del razzismo non è comunque risolta, ma non è il punto. Qui si parla di mettere a rischio i sacrifici fatti negli scorsi mesi.