La solitudine non fa per tutti. Per alcuni risulta facile isolarsi dal resto del mondo, per altri è più una maledizione che cercano di evitare con tutte le forze. Rimanere da soli con i propri pensieri può non essere semplice, è un processo a cui ci si deve abituare. Sicuramente Curiosity ormai ci ha fatto il callo. Anni di un viaggio solitario sul pianeta rosso. Metri su metri macinati sapendo che doveva contare solo sulle proprie forze e che qualche parte su Marte c’erano dei suoi simili intenti a compiere lo stesso lavoro: raccogliere informazioni.
La solitudine in cui versa il rover della NASA traspare per intero nel suo ultimo scatto. Si tratta di un’immagine in bianco e nero del cratere in cui si trova. Ricorda vagamente il Viandante sul mare di nebbia solo che in quel quadro il punto di vista è dietro l’uomo mentre qui vediamo con gli occhi di Curiosity. Una distesa desolata. Il cratere Gale, il risultato di un violento schianto di un meteorite avvenuto miliardi di anni fa. In lontananza un mare di polvere, non proprio come la nebbia del dipinto, e dietro di essa il bordo di quella fossa.
Curiosity e Marte
Il rover, durante lo scatto avvenuto il primo di novembre di quest’anno, è impegnato a scalare il pendio che si è creato con lo schianto. Un processo lungo nel quale Curiosity dovrà analizzare la roccia. I sedimenti di quella zona sono particolari, oltre a presentare indizi sul fatto che una volta era presente l’acqua, i diversi colori indicano anche altre curiosità geologiche. Purtroppo per il nostro protagonista, il viaggio è ancora lungo e dovrà percorrerlo nella più totale solitudine, ma con il conforto di sapere che noi lo stiamo guardando dalla Terra.