Un recente studio condotto dall’Università del Central Lancashire ha rivoluzionato la nostra comprensione della formazione dei pianeti, suggerendo che prima di assumere la loro forma sferica finale, i pianeti gassosi sono piuttosto dischi appiattiti. Questa scoperta sfida le convinzioni precedenti sulla formazione planetaria, aprendo nuove prospettive sulla comprensione del processo.
Fino ad oggi, si riteneva che i pianeti extrasolari, durante il processo di formazione, adottassero una forma sferica una volta che si fossero formati come protopianeti. Tuttavia, il nuovo studio ha optato per la teoria dell'”instabilità del disco”, che suggerisce una formazione planetaria più rapida rispetto alle teorie alternative come l'”accrescimento del nucleo”.
Secondo Adam Fenton, uno degli scienziati coinvolti nello studio, questa teoria è interessante perché spiega alcune osservazioni di esopianeti, evidenziando la possibilità che i grandi pianeti si formino rapidamente a distanze considerevoli dalle loro stelle ospiti.
Il processo di modellazione della formazione dei giganti gassosi ha richiesto mezzo milione di ore di calcolo su una struttura ad alte prestazioni. I risultati hanno indicato che i nuovi pianeti crescono principalmente attraverso l’accumulo di materiale proveniente dai poli, anziché dall’equatore.
Questa scoperta potrebbe aprire nuove prospettive nell’osservazione diretta dei protopianeti, suggerendo che la loro forma potrebbe variare a seconda dell’angolo di osservazione. Se confermato, ciò potrebbe essere visibile attraverso telescopi avanzati, offrendo un’ulteriore comprensione della formazione planetaria.
In conclusione, mentre questa ricerca offre nuove e affascinanti prospettive sulla formazione dei pianeti, non offre alcun supporto alla teoria terrapiattista riguardo alla Terra, poiché si basa su fenomeni astronomici molto diversi.
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