Freeman John Dyson, fisico teorico britannico e naturalizzato americano, ci ha lasciati all’età di 96 anni, dopo una vita spesa conducendo importantissimi studi sull’elettrodinamica quantistica e sulle interazioni tra le particelle elementari, che costituiscono il rivoluzionario lascito alla comunità scientifica.
La notizia della sua morte giunge proprio dall’ateneo in cui Freeman Dyson ha insegnato per sessant’anni, l’Institute for Advanced Studied dell’Università di Princeton, di cui era professore emerito.
Physicist Freeman Dyson has passed away at the age of 96. His autobiography, published in 2018, reads like “a travel journal written for people he loves and trusts.” https://t.co/bPTmlRCHk7
— Nature News & Comment (@NatureNews) February 29, 2020
Una vita spesa a rivoluzionare la fisica e le teorie sui viaggi nello spazio
Freeman Dyson nacque a Crowthorne in Inghilterra nel 1923. Dopo aver prestato servizio nella Royal Air Force, proseguì gli studi iniziati a fianco del fisico Richard Feynman a Princeton, dove all’età di 30 anni ottenne la sua prima cattedra.
Tra le sue stravaganti teorie sull’emigrazione dell’essere umano su altri pianeti some ultima speranza di sopravvivenza, Freeman Dyson pose anche quelle che sono le basi della fisica contemporanea. I suoi studi sull’elettrodinamica quantistica, di ingegneria nucleare e della fisica dello stato solido sono infatti le colonne su cui poggia la fisica moderna.
Tra il 1957 ed il 1961, si dedicò al Progetto Orione con cui voleva dimostrare la possibilità di viaggiare nello spazio grazie alla propulsione nucleare. Ma fu costretto ad abbandonare il suo progetto a causa delle leggi sulle armi nucleari, che ne vietavano l’utilizzo nello spazio.
Le teorie visionarie di Freeman Dyson
Dovendo abbandonare Orione, Dyson si concentrò sulla possibilità di catturare ed immagazzinare l’energia solare. Cercò di sviluppare una tecnologia molto avanzata che in futuro qualcuno sarebbe stato in grado di utilizzare.
Tra le sue visionarie teorie ve ne è una che suscitò talmente tanto scalpore da finire in una puntata di Star Trek. Si tratta della “teoria della sfera”, con cui nel 1959, Freeman Dyson, progettava la costruzione di una biosfera in cui l’uomo potesse sopravvivere nello spazio.
Ed è proprio questa bolla artificiale, come un guscio attorno al Sole, che viene raccontata nella puntata del famoso telefilm. Una sfera che aveva lo scopo di sfruttare al massimo le radiazioni solari, immagazzinandone l’energia in pannelli solari disposti e costruiti in modo da poter creare uno spazio abitabile.