Samsung è da ormai un mese alle prese con il problema delle batterie che esplodono del suo prodotto di punta, o che almeno avrebbe dovuto essere tale, Galaxy Note 7. Un grande richiamo dei dispositivi potenzialmente pericolosi è già in corso, con l’immissione sul mercato di secondi dispositivi che dovrebbero essere sicuri. In Europa, invece, i Galaxy Note 7 arriveranno il 28 ottobre. Ma per il magazine economico Forbes – noto ai più soprattutto perché ogni anno stila la classifica dei più ricchi e potenti del Mondo – il Galaxy Note 7 di Samsung sarebbe un phablet già fallito. Vediamo perché.
Anche la seconda generazione di Galaxy Note 7 da problemi
Già, a quanto pare anche i Galaxy Note 7 di seconda generazione, sostitutivi di quelli difettosi, stanno dando grane. E’ il caso di Hui Renjie, cinese, il quale ha affermato, con tanto di foto postate sul suo profilo Twitter, che il nuovo Note 7 sostitutivo, è ugualmente esploso sotto carica. Ferendogli la mano e danneggiando altresì il suo Macbook. Ma, come ha rivelato un altro magazine importante, Bloomberg, Renjie si è anche rifiutato di sottoporre a perizia Samsung, giacché non si fida di quanto potrebbero sostenere circa la causa dell’esplosione.
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Galaxy Note 7, un telefono già fallito?
Di qui la teoria di Forbes: il Galaxy Note 7 sarebbe un telefono già finito. Infatti, se anche i nuovi dispositivi sostitutivi danno lo stesso problema, Samsung sarebbe costretta a rinunciarvi definitivamente. Con danni sia di immagine che economici incredibili. Certo, il Galaxy S7 sta ottenendo grandi attestati di stima da pubblico ed addetti ai lavori, ma un futuro Note 8 partirebbe già con lo scetticismo del caso intorno a sé. Inoltre, c’è il rischio che Samsung subisca un boicottaggio, con altri casi di esplosioni veri o presunti.
In China: Samsung customer says his new Note 7 phone burst into flames https://t.co/IFbBz69ETG
— Charles Riley (@CRrileyCNN) 27 settembre 2016
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Fa riflettere che Renjie non abbia voluto mostrare il telefono esploso al colosso coreano. Il quale potrebbe non risolvere il problema in tempi brevi e secondo Forbes potrebbe impiegare mesi o addirittura anni.