Google, secondo le previsioni degli analisti, lascerà nella polvere Apple per diffusione ed adozione del suo assistente digitale, Google Assistant. Una sfida tra le due aziende che si protrae dal 2011, quando Apple annunciò Siri, il suo assistente digitale disponibile sui prodotti iOS.
Google ha risposto con il suo servizio Google Now, che consente di ricercare informazioni ed eseguire azioni semplicemente dialogando con il proprio smartphone Android. Una critica che è stata sempre fatta alla casa del robottino verde è quella di possedere un assistente più “freddo” e meno colloquiale di Siri.
Con l’assistente di Apple è possibile infatti non solo parlare con un linguaggio naturale più familiare al modo di parlare degli esseri umani, ma anche di riuscire a stabilire un rapporto “personale” con Siri. L’assistente ha infatti una sua personalità, ed in generale si ha la sensazione di non parlare ad una fredda macchina.
Google nel 2016, in concomitanza con il lancio dei suoi Google Pixel ha lanciato per tutta risposta Google Assistant. Naturale evoluzione di Google Now, Google Assistant è un assistente digitale destinato, secondo gli analisti, a soppiantare tutti gli altri assistenti intelligenti.
L’attuale diffusione di Google Assistant è molto bassa se paragonata a quella di Google Now. Un dato destinato a crescere rapidamente, con l’adozione di lingue come lo Spagnolo, il Francese e il Tedesco oltre all’Inglese.
Google inoltre vanta uno dei sistemi di riconoscimento vocale più avanzati al mondo, con un tasso di precisione pari al 98%. Se consideriamo quindi che l’Assistente Google è integrato nativamente su tutti i dispositivi con a bordo Android 7.0 Nougat allora possiamo capire facilmente come l’azienda di Mountain View abbia un vantaggio davvero consistente rispetto alla concorrenza.
Apple al momento attuale ha 880 milioni di dispositivi capaci di dialogare con Siri. Di questi solo 325 milioni di utilizzatori richiedono i servizi dell’assistente più di una volta a settimana. Considerando che Siri è disponibile solo in lingua Inglese, la sua adozione non può espandersi così rapidamente come invece Google fa/farà.
Rimangono gli altri competitor, Samsung e Amazon, per il miglior assistente digitale. La casa coreana ha introdotto il suo assistente digitale, Bixby Voice, nel suo Galaxy S8. Purtroppo sembra che per Samsung il tutto somiglia ad una lunghissima fase di test pubblico: per mesi l’assistente,anche dopo la commercializzazione del Galaxy S8, non è stato disponibile.
Amazon ha delle potenzialità, con il suo assistente Alexa, per essere un serio pericolo per Google, grazie anche alle partnership con i produttori di dispositivi smart e IoT. Dalla sua Alexa ha il vantaggio di essere estremamente flessibile e adattabile a qualunque dispositivo, dallo smartphone al frigorifero.
Di contro, purtroppo, si scontra con un fattore importante: la sua diffusione sui dispositivi mobili è ancora molto limitata, relegandolo ad un assistente considerato fantastisco per la gestione intelligente della casa, integrato in un elettrodomestico o uno dei prodotti Amazon Echo, ma che non trova il suo posto nel mondo smartphone/mobile.
La vera sfida per Google sarà quella di rimanere in posizione dominante con il suo assistente digitale pur mantenendo il suo alto tasso di monetizzazione. Grazie alla ricerca tramite display, sia esso dello smartphone, del PC o del tablet, Google riesce ogni anno a ricevere miliardi di dollari in pubblicità.
Se da domani però tutti gli utenti cominciassero ad utilizzare solo ricerche vocali tramite Google Assistant, l’azienda colerebbe a picco in meno di un anno. La soluzione potrebbe essere quella di integrare e rendere fruibili attraverso la voce quei servizi che per l’azienda sono più remunerativi come Google Maps, Google Calendar e Google Gmail.