Il 5 Aprile scorso la sonda giapponese Hayabusa 2 ha scagliato il terzo ed ultimo proiettile sul piccolo ed antichissimo asteroide Rygu. A differenza dei primi due proiettili da 5 g al tantalio, il terzo è stato il lancio di uno Small Carry-on Impactor (SCI), un proiettile di rame di 2,5 kg, scagliato sulla superficie dell’asteroide da una distanza di 500 m dalla superficie.
Come sappiamo l’obiettivo dell’Agenzia Spaziale giapponese (JAXA), è quello di riportare campioni di terreno prelevati dall’asteroide, sulla Terra, nel rientro programmato per il 2020. A questo scopo sono stati eseguiti tre lanci di proiettili sulla superficie dell’antico Ryugu, l’asteroide di circa un km di diametro che racchiude in se la storia dell’Universo, e che con questa missione gli astronomi sperano di svelare.
Un cratere artificiale su un piccolo asteroide
Con l’ultimo lancio del proiettile di rame da 2,5 kg, Hayabusa ha creato un cratere artificiale di notevoli dimensioni sulla superficie dell’asteroide. L’annuncio è arrivato con entusiasmo dalla stessa JAXA. Yuichi Tsuda, il project manager di Hayabusa 2, ha commentato entusiasticamente le immagine del cratere scattate dalla sonda a circa 1,7 km dalla superficie dell’asteroide, dicendo che si è trattato di “un grande successo”.
Mentre Masahiko Arakawa, professore presso l’Università di Kobe e ricercatore nel progetto, ha dichiarato che è stato il “giorno migliore della sua vita”. Dato il successo fino ad ora della missione Hayabusa 2, è comprensibile l’entusiasmo dell’intero team.
Il cratere creato dallo SCI è davvero di dimensioni notevoli, considerando la superficie ricca di rocce del punto prescelto per il lancio. La JAXA aveva previsto che il cratere sarebbe stato di circa 10 m in caso di superficie sabbiosa, mentre avrebbe avuto un diametro di 3 m in caso di superficie rocciosa. Ma le dimensioni effettive del cratere si sono dimostrate di dimensioni maggiori rispetto alle aspettative, “questo potrebbe significare che c’è un meccanismo scientifico a noi sconosciuto o qualcosa di particolare nei materiali di cui è composto Ryugu”, ha affermato il professor Arakawa.
Il lancio del proiettile di rame da 2,5 kg
La JAXA ha pubblicato sul suo profilo ufficiale di Twitter, un video che mostra la discesa dello SCI sulla superficie dell’asteroide, sebbene non sia visibile il momento dell’esplosione del proiettile su Ryugu.
This video shows the descent of the SCI (Small Carry-on Impactor) made from images captured at 2 second intervals just after separation from Hayabusa2 by the onboard TIR (Thermal Infrared Camera). In the background, you can see the surface of Ryugu 500m away. pic.twitter.com/O5niPDb2XI
— HAYABUSA2@JAXA (@haya2e_jaxa) April 21, 2019
Per effettuare il lancio la sonda Hayabusa 2 si è portata a circa 500 m dalla superficie di Ryugu, ed ha liberato il suo proiettile assieme ad una piccola sonda che ha ripreso l’evento, la DCAM3. La piccola camera si è resa necessaria per osservare il lancio, dato che Hayabusa 2 si è dovuta allontanare dal luogo del lancio per non venir investita dalla nuvola di detriti. Il video pubblicato dalla JAXA non mostra infatti il momento dell’esplosione in quanto è stato girato dalla on board camera di Hayabusa. Mentre la DCAM3 ci ha regalato le immagini del cratere formato dal proiettile. Lo SCI è stato sparato su Ryugu ad una velocità di circa 2 km/s, provocando il cratere artificiale sul piccolo ed antico asteroide.
[SCI] This is an image taken with the wide angle optical navigation camera (ONC-W1) immediately after (few seconds) the separation of the SCI. The retroreflective sheet on the SCI glows white due the image being shot with a flash. This showed the separation was on schedule. pic.twitter.com/8FPWY470nI
— HAYABUSA2@JAXA (@haya2e_jaxa) April 5, 2019