Huawei Technology è passata rapidamente da esordiente del settore Hi-Tech a temibile avversario, a fronte di una evoluzione tecnica notevole che punta, da qui a cinque anni, alla vetta della classifica di vendita per il settore smartphone, benché l’interesse vede il maturarsi di scelte progettuali ed aziendali che abbracciano sempre più nuovi settori. Nel comparto batterie, la società cinese sta puntando molto sull’introduzione di artifici tecnici che consentano un utilizzo sicuro e migliorato delle attuali soluzioni con celle agli ioni di litio (Li-ion).
Le batterie agli ioni di litio hanno dei limiti fisici ben definiti, e la stessa Huawei (come del resto tutto il comparto tecnologico) lo sa bene. Ad ogni modo, la prima ad affrontare dirimpetto tali limiti è stata proprio la società made in China che, con l’aiuto della divisione di Watt Laboratory, organizzazione controllata dal Central Research Institute di Huawei, ha realizzato un terminale dalle caratteristiche sensazionali, che ben si presta ad un funzionamento di lunga durata anche in condizioni estreme.
Le attuali soluzioni tradizionali per le celle agli ioni di litio hanno un limite di tolleranza massimo agli stress termici di 50 gradi centigradi. Con l’utilizzo combinato delle soluzioni al grafene, materiale noto per le sue eccezionali proprietà di resistenza al calore, la società ha ottemperato la richiesta di provvedere al superamento dei limiti di soglia che passano ora ai 60 gradi Celisius e, pertanto, ampiamente applicabili in tutti quegli ambienti in cui il calore risulta essere particolarmente critico.
Una situazione tipica potrebbe essere quella relativa all’utilizzo di un quadricottero motorizzato (un drone) in zone tropicali, in Africa o nella fascia del Medio-Oriente. E questo è solo un esempio. Ma è solo questa la novità in programma per quelle che sono state definite quali batterie estreme? Ovviamente no.
Di fatto, secondo recenti test condotti per mano degli stessi ricercatori dei laboratori Huawei, ci si trova di fronte a soluzioni in grado di incrementare, in diretta conseguenza all’utilizzo del grafene, la loro durata massima in condizione di regime termico (a 60°C) Infatti, secondo le statistiche di rilevamento frutto di accurati test, si è potuto rilevare che a parità di condizioni climatiche ambientali, si ha un raddoppio della vita utile del componente.
Al 70% della sua capacità, la batteria Huawei conserva il suo potenziale di carica anche dopo 2.000 cicli condotti a temperatura di picco, registrando una perdita netta inferiore al 13% in esposizione a fattori ambientali che mantengano una temperatura stabile di 60 gradi per un periodo continuativo di ben 200 giorni. Ben lontane, quindi, dall’attuale logica costruttiva e pratica delle Li-ion tradizionali.
Stazioni radio, sistemi di diffusione dei dati e delle informazioni dislocati in zone particolarmente critiche dal punto di vista climatico e, perché no, anche auto elettriche, potranno (e si spera dovranno) poter beneficiare di questo nuovo gap tecnologico che, alle luce dell’implementazione del grafene, consentiranno di sviare tutti i nostri timori e le nostre preoccupazioni in merito all’affidabilità delle componenti energetiche sui dispositivi.
E voi che cosa ne pensate di questo nuovo progresso introdotto dalla cinese Huawei Batteries? Sentitevi liberi di esprimervi al riguardo.
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