Dopo averlo presentato a Londra nelle scorse ore, Huawei ha finalmente tolto il velo di mistero che avvolgeva la presentazione di Huawei P9 e ha dimostrato come si possa investire in uno smartphone di fascia alta puntando su qualità dei materiali, costruzione e soprattutto reparto fotografico.
Ebbene si, perchè è proprio per quest ultimo che il P9 sta facendo parlare di si e lo farà per molto tempo. Dotato infatti di due fotocamere, queste sono “Certificate by Leica”, leader indiscussa nella produzioni di lenti ed ottiche. La partnership che lega questi due importanti brand sarà riuscita a dare i suoi frutti? E soprattutto, come funziona la doppia cam dell’Huawei P9 e del fratello maggiore P9 Plus?
Due camere, due sensori… una sola foto!
Il sottotitolo è abbastanza esplicativo, ma per chi non fosse molto ferrato sull’argomento deve sapere che questo smartphone è dotato di due fotocamere diverse, con due sensori differenti che lavorano e scattano all’unisono. Il primo di questi è un RGB tradizionale, l’altro invece è monocromatico, cattura quindi solo i colori bianchi e neri. Come detto prima quindi le foto realizzate con il P9 sono fatte grazie all’unione di questi fattori ed uniti tramite l’ISP dello smartphone.
Qual’è quindi lo scopo di tutto ciò? Fondamentalmente è quello di avere più informazioni al momento dell’elaborazione finale dell’immagine visto che la camera monocromatica, non dovendo usare risorse per il processamento dei colori, cattura molta più luce garantendo ottimi risultati sia di giorno che di notte. Nonostante poi un rapporto di fuoco non esaltante (f/2.2) Huawei sostiene che il P9 ed il P9 Plus riescano a catturare il 270% di luce in più di iPhone 6S e il 70% rispetto al nuovo Galaxy S7 (f/1.7).
I vantaggi di usare inoltre due fotocamere differenti non si fermano qui, ma riescono prima di tutto a ridurre lo spessore dello smartphone, di appena 6,9 mm, e la possibilità in post-produzione e in “live” di simulare il refocus e il tanto agognato effetto “bokeh” delle reflex. Il primo consente di scegliere quale soggetto mettere effettivamente a fuoco una volta scattata la fotografia; l’altro invece serve per simulare la sfocatura alle spalle del soggetto inquadrato.
Per quanto possa essere una feature che diamo per scontata al giorno d’oggi, non lo è. Il laser autofocus capisce quanto è vicino l’oggetto inquadrato grazie al tempo di rimbalzo del laser stesso e, grazie ad un algoritmo apposito, sfoca tutto ciò che sta dietro. Il risultato non si avvicina lontanamente a quello reale ma il tentativo è più che apprezzato e denuncia quanto Huawei ci tenga a sviluppare idee e soluzioni per i propri device.
In definitiva la domanda rimane la stessa: com’è la qualità degli scatti di Huawei P9 e delle sue doppie fotocamere da 12 megapixel? In attesa della nostra recensioni, non ci esprimiamo ma lasciamo che siate voi a farlo.
Qui sotto infatti abbiamo inserito una galleria di sample distribuiti dal colosso cinese. Da notare in ultima analisi l’effetto da “artista” che il sensore monocromatico dona alle immagini, risultando profondamente differente e migliore dai filtri in bianco e nero applicati via software.
Ma ora bando alle ciance, godetevi la galleria e fateci sapere la vostra con un commento qui sotto. Buona Visione!