Il grande distacco sul lavoro: cresce il malessere silenzioso

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Dopo la stagione delle “Grandi dimissioni” seguita dalla fase del “grande pentimento”, si profila un nuovo scenario nel mondo del lavoro italiano: quello del “grande distacco”. A rivelarlo è il recente rapporto dell’Osservatorio HR Innovation practice del Politecnico di Milano, che fotografa una forza lavoro sempre più disillusa, spenta e rassegnata. I lavoratori non se ne vanno, ma smarriscono il senso del proprio ruolo: restano in azienda, ma spengono l’entusiasmo.

Quiet quitting: un sintomo diffuso

Il fenomeno del quiet quitting, ovvero il limitarsi a svolgere il minimo indispensabile senza coinvolgimento emotivo, riguarda oggi il 14% della forza lavoro. Significa che un lavoratore su sette è presente fisicamente ma assente mentalmente, un numero in crescita rispetto all’anno precedente.

Questo atteggiamento non è sinonimo di pigrizia, ma è spesso la risposta a un contesto lavorativo deludente o opprimente, dove mancano riconoscimento, possibilità di crescita e sicurezza. La frustrazione non spinge più a dimettersi, ma a ritirarsi interiormente.

Crisi economica, insicurezza e frustrazione

Secondo Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio, il malessere dei lavoratori è alimentato da fattori esterni e interni al posto di lavoro. L’instabilità economica, la percezione di un mercato del lavoro incerto, la pressione inflazionistica e le retribuzioni inadeguate incidono in modo significativo.

Non sorprende che molti dichiarino di voler cambiare lavoro (il 30% nei prossimi 18 mesi), ma solo il 52% sostiene colloqui attivamente, in calo rispetto al passato. La voglia di cambiare c’è, ma si scontra con timori reali: precarietà, paura di peggiorare, scarsa fiducia nei datori di lavoro.

Sicurezza e benessere diventano priorità

In questo scenario, i lavoratori non cercano più solo equilibrio tra vita e lavoro, ma una vera e propria protezione. Vogliono ambienti dove sentirsi valorizzati, sicuri, stabili. Il “grande distacco” non è un capriccio generazionale, ma il sintomo di un disagio sistemico. Comprenderlo e affrontarlo è la sfida delle imprese del presente.

Foto di kirill_makes_pics da Pixabay

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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