Le sigarette, notoriamente dannose per la salute umana, continuano a influenzare il corpo anche molto tempo dopo che una persona ha smesso di fumare. Diversi studi recenti hanno dimostrato che gli effetti del fumo possono persistere nei nostri geni anche decenni dopo aver smesso. Secondo una nuova ricerca quelli che sono i cosiddetti “marcatori epigenetici” dei fumatori, ossia le alterazioni degli “interruttori” dei nostri geni, non ritornano mai più nelle condizioni precedenti, nemmeno a distanza di decenni dalla cessazione del fumo di sigaretta, contribuendo all’insorgenza di gravi patologie cardiovascolari negli ex fumatori e aumentando il rischio di infarti e ictus.
Il fumo di sigaretta non altera direttamente la sequenza del DNA, ma provoca modifiche epigenetiche, ovvero cambiamenti nel modo in cui i geni vengono espressi. Questi cambiamenti possono attivare o disattivare determinati geni senza modificare il codice genetico sottostante. Ad esempio, il metilazione del DNA, un processo epigenetico, può essere alterato dal fumo. Questo tipo di alterazione può persistere nel tempo, anche dopo che una persona ha smesso di fumare, aumentando il rischio di malattie come il cancro e le malattie cardiovascolari.
Fumo, anche dopo 30 anni dall’ultima sigaretta può modificare i nostri geni
Anche se una persona ha smesso di fumare da molti anni, gli effetti del fumo possono continuare a influenzare la sua salute. Alcuni studi suggeriscono che gli ex fumatori hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie legate al fumo, come cancro ai polmoni o malattie cardiache, rispetto a chi non ha mai fumato. Questi rischi derivano in parte dalle modifiche epigenetiche che rimangono nel corpo anche dopo decenni senza fumo. Anche dopo 30 anni senza una sigaretta, il corpo può continuare a portare i segni del danno provocato dal fumo.
Il concetto di “memoria molecolare” è cruciale per comprendere perché il corpo di un ex fumatore rimanga segnato dal fumo anche dopo molti anni. Questa memoria si riferisce alle modifiche epigenetiche indotte dal fumo, che rimangono impresse nelle cellule e nei tessuti anche dopo che l’esposizione alle sostanze tossiche delle sigarette è cessata. Il DNA, in sostanza, conserva una sorta di “ricordo” di quell’esposizione, che può influenzare la salute a lungo termine, nonostante il miglioramento generale dopo aver smesso di fumare.
Uno degli effetti più gravi del fumo riguarda i geni coinvolti nelle malattie respiratorie. I polmoni, essendo direttamente esposti al fumo, subiscono il danno più immediato. Anche anni dopo aver smesso di fumare, i geni che regolano l’infiammazione e la rigenerazione del tessuto polmonare possono continuare a essere espressi in modo anomalo. Questo può portare a una predisposizione a sviluppare malattie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o l’enfisema, che possono manifestarsi decenni dopo l’ultima sigaretta.
Oltre ai polmoni, il fumo colpisce anche il sistema cardiovascolare, alterando i geni coinvolti nella coagulazione del sangue, nella regolazione della pressione arteriosa e nell’infiammazione delle arterie. Anche dopo decenni senza fumare, gli ex fumatori possono avere un rischio aumentato di infarti e ictus. Le alterazioni epigenetiche a livello delle cellule endoteliali, che rivestono i vasi sanguigni, possono persistere, contribuendo a una riduzione dell’elasticità delle arterie e all’aterosclerosi.
Potrebbe avere implicazioni per i suoi discendenti
Un’area di ricerca particolarmente interessante riguarda la possibilità che le modifiche epigenetiche causate dal fumo possano essere trasmesse ai figli. Anche se non ci sono prove definitive, alcuni studi sugli animali suggeriscono che i cambiamenti epigenetici indotti da fattori ambientali come il fumo potrebbero essere ereditati, aumentando il rischio per le generazioni successive. Questo significa che il fumo non influisce solo sulla salute del fumatore, ma potrebbe avere implicazioni per i suoi discendenti.
Nonostante gli effetti di lungo termine del fumo, il corpo umano ha una straordinaria capacità di recupero. Molti degli effetti negativi del fumo, come l’infiammazione e i danni ai polmoni, possono migliorare nel tempo. Tuttavia, alcune modifiche epigenetiche possono essere permanenti o richiedere molto più tempo per essere neutralizzate. Ad esempio, gli studi mostrano che, dopo aver smesso di fumare, il rischio di cancro ai polmoni diminuisce, ma rimane comunque più alto rispetto a quello di chi non ha mai fumato.
Sebbene il corpo possa riprendersi in parte dagli effetti del fumo, la prevenzione rimane il modo più efficace per proteggere la salute. Non iniziare a fumare è la scelta migliore per evitare danni genetici ed epigenetici che potrebbero durare una vita. Per coloro che hanno fumato in passato, smettere il prima possibile è cruciale per ridurre il rischio di malattie gravi e limitare i danni a lungo termine. In conclusione, anche se smettere di fumare porta numerosi benefici per la salute, gli effetti del fumo possono lasciare segni profondi e duraturi sui nostri geni. Le modifiche epigenetiche causate dal fumo possono persistere per decenni, influenzando la salute anche a distanza di 30 anni dall’ultima sigaretta. Tuttavia, smettere di fumare è sempre una decisione saggia, e quanto prima si interrompe questa abitudine, maggiori sono le possibilità di limitare i danni a lungo termine.