Molte civiltà sono di fatto scomparse nel corso della vita della nostra specie. Le motivazione dietro questa scomparsa sono diverse, la maggior parte guerre e autodistruzione, ma anche qui ci possono essere diverse tipologie. Tra gli unicum, o presunti tali, c’è la popolazione dell’Isola di Pasqua. La credenza comune è che chi l’abitava è scomparso a causa dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, come usare i tronchi degli alberi per spostare le facce monolitiche.
In questo caso si parla di ecocidio, ma un nuovo studio sembra stia accantonando questa credenza. Per alcuni archeologhi della Columbia Climate School, al massimo della loro civiltà, le risorse che erano pesanti non erano già abbastanza per sostenerli tutti. In quello che sembra solo un rafforzamento della teorica, indica in realtà che non sarebbero mai potuti arrivare a un punto di collasso e quindi non può essere quella la causa
La storia dell’Isola di Pasqua
Grazie all’uso di immagini satellitari di Rapa Nui, il nome aborigeno dell’Isola di Pasqua, c’era una vasta presenza di giardini che insieme allo sfruttamento del mare permettevano il sostentamento di una grossa popolazione. La nuova teoria è che di fatto siano stati gli europei ad aver portato alla scomparsa della popolazione, vedesi la tratta degli schiavi.
Le parole dei ricercatori: “Ciò dimostra che la popolazione non avrebbe mai potuto essere così numerosa come alcune delle stime precedenti. La lezione è l’opposto della teoria del collasso. Le persone sono state in grado di essere molto resilienti di fronte a risorse limitate modificando l’ambiente in un modo che aiutasse”.