Nel sud-est della penisola della Kamchatka, nel golfo di Avacha, scatta l’allarme per le preoccupanti condizioni ambientali del mare. Dopo il disastro della fuoriuscita di petrolio dall’azienda Nornickel del 29 maggio scorso, si teme nuovamente che il Pacifico sia avvelenato in questa zona.
Si teme per i siti Unesco della Kamchatka
In particolare si teme per il sito di rilevanza naturalistica della spiaggia di Khalaktyrskij, una striscia di 30 chilometri di sabbia nera vulcanica, con le vette dei vulcani che svettano sull’orizzonte. Inoltre nei pressi di trova il parco Nalychevo, un sito patrimonio dell’Unesco.
L’allarme è scaturito dopo che molti surfisti, sempre molto presenti sulla spiaggia di Khalaktyrskij, hanno riportato di essersi ammalati dopo aver frequentato la spiaggia. I sintomi maggiormente riportati sono tosse secca, nausea e febbre alta. Ma in alcuni casi sono state diagnosticate delle lesioni oculari. Parallelamente sono state ritrovate anche numerose carcasse di animali marini morti, riportate a riva sulle coste della Kamachatka e delle isole Curili.
I numerosi post sui social dei surfisti che si sono ammalati frequentando la spiaggia di Khalaktyrskij, hanno attirato l’attenzione del governo e di Greenpeace Russia, che ha definito l’accaduto una catastrofe ambientale.
Il governatore della regione, Vladimir Solodov ha subito disposto l’analisi delle acque marine nella zona. Secondo un primo esame sembrerebbe che nell’acqua ci sia una concentrazione di derivati del petrolio quattro volte maggiore del normale, ed una concentrazione di fenoli di più del doppio del normale.
I dubbi dell’ecologo Dimitry Lisitsin
Per il governatore della regione Aleksej Kumarkov, potrebbe essersi trattato dello sversamento di petrolio in mare di una nave di passaggio. Ma con lui non è d’accordo l’ecologo Dmitry Lisitsin di Yuzhno-Sachalinsk, capo dell’organizzazione “La guardia ecologica di Sachalin”, il quale ritiene che se si fosse trattato di petrolio, sarebbe stato visibile lo strato che questa sostanza, più leggera dell’acqua, avrebbe formato su di essa.
L’ecologo sostiene infatti che il petrolio sia facilmente individuabile ed ha un forte odore caratteristico che tutti conosciamo e riconosciamo e che avrebbero potuto sentire anche i surfisti. Inoltre il petrolio è in genere dannoso per gli uccelli marini e non per i pesci o gli animali che vivono sotto la sua superficie, proprio per la sua caratteristica di galleggiare sulla superficie.
Lisitsin ritiene che nell’acqua sia presente “un veleno molto forte che uccide organismi viventi”. Nella sua opinione potrebbe trattarsi di alcuni componenti altamente tossici del carburante per razzi immagazzinato nel vicino poligono militare di Radygino, in disuso, dal 1998. Un’altra versione, riportata da media locali, parla invece di una perdita nel sito di interramento di pesticidi presso il poligono di Kozelskij.
I volontari di Greenpeace hanno condotto una spedizione nelle acque della Kamchatka, il 4 ottobre. In particolare hanno esaminato alcune baie a sud di Petropavlovsk-Kamchatskij e hanno riportato di aver identificato alcune “macchie di origine ignota”, una delle quali si sposta verso il sito Unesco de “I vulcani della Kamchatka”.
L’interesse del governo nel risolvere al più presto il mistero dell’inquinamento in Kamachatka
Nella faccenda vuole vederci chiaro anche il governo centrale di Mosca che ha disposto ulteriori analisi secondo le quali, come ha riportato il 5 ottobre il ministro per le Risorse naturali e l’ecologia russo, Dmitrij Kobylkin, è poco probabile che si tratti di inquinamento industriale. Un’altra ipotesi sarebbero quindi delle cause naturali, come un alga tossica.
Per ora le fonti governative ufficiali dichiarano che le cause dell’inquinamento non sono ancora chiare ed il vice-premier Yuri Trutnev, ha ribadito di voler fare chiarezza sulla vicenda entro la fine della settimana.
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