Batteria di flusso. Cos’è esattamente? Cercheremo di scoprirlo in questo nuovo articolo sull’efficienza energetica delle batterie che, in un futuro non troppo lontano, ci consentirà di colmare le lacune che esistono sul fronte della resa energetica dei dispositivi.
Batteria di flusso, un futuro rinnovabile
Dopo aver parlato di un nuovo sistema intelligente per la ricarica delle nostre batterie smartphone ci addentriamo in un settore leggermente più complesso. Alcuni ricercatori dell’Università di Harvard hanno ripreso un progetto già avviato ad inizio anno, modificando sostanzialmente le componenti chimiche delle batterie su composti atossici a basso costo ed alta resa.
Lo scopo del progetto è dimostrare come sia possibile realizzare batterie che abbattano i costi delle attuali celle agli ioni di litio e, contemporaneamente, consentano di immagazzinare e scaricare grandi quantità di energia in modo sicuro. Un deciso passo avanti sta per essere compiuto grazie a questa nuova invenzione, la batteria di flusso.
La nuova batteria di flusso, studiata per ottenere la massima resa energetica in termini di scambio, potrebbe portare ad un deciso passo avanti sui tempi di ricarica grazie ad uno scambio rapido e continuativo di energia.
Come funziona la batteria di flusso?
Per ottenere più energia, basandosi sui normali elettrodi solidi, si potrebbe ipotizzare di impilare più pile. La batteria di flusso è diversa. Consente infatti di sfruttare la separazione degli elettrodi di accumulo da quelli di scarica, attraverso serbatoi dedicati in cui vi sono immerse delle sostanze ben determinate per ogni elettrodo. La quantità di energia è limitata unicamente dalla dimensione dei serbatoi.
Fino allo scorso anno le batterie di questo tipo erano costose poiché sfruttavano metalli preziosi come il vanadio ma ora, il polo negativo è stato sostituito con un composto a base chinonica molto più economico anche se vi sono stati problemi per quanto concerne l’elettrodo positivo, nel quale una sostanza tossica è stata oggi sostituita da ferrocianuro.
Si stima un arco temporale di almeno tre anni prima che la proposta divenga commercialmente utile.
I ricercatori sono entusiasti per questa nuova tecnologia che, potenzialmente, potrebbe rivoluzionare il nostro modo di vivere da un lato e, dall’altro, portare ad un minor impatto ambientale. Una sfida senz’altro importante nel campo delle energie rinnovabili. Si Speri vada a buon fine. Voi che ne pensate? – Fonte: PRI.com