I ricercatori hanno scoperto che la luce solare e la pioggia possono trasformare alcuni composti dell’asfalto in idrocarburi potenzialmente pericolosi, minacciando l’ambiente. Il problema principale si riscontra nel cemento asfaltato, un materiale costituito dai resti di petrolio utilizzato per incollare pietre, sabbia e ghiaia utilizzate per pavimentare le strade.
Un team di ricercatori ha sviluppato un esperimento in cui una membrana di questa sostanza è stata incollata su un vetro, prima che fosse immersa in acqua ed esposta a un simulatore solare per una settimana. A scopo di confronto, un altro campione è stato tenuto al buio per lo stesso periodo di tempo. Quindi, usando una tecnica chiamata MS FT-ICR (risonanza dei ciclotoni di ioni trasformata di Fourier), gli scienziati hanno analizzato l’acqua attorno ai due campioni.
Sembra che l’energia solare reagisca con composti che contengono ossigeno nell’acqua per rilasciare idrocarburi potenzialmente pericolosi dal cemento asfaltato. Questo processo, noto come foto-ossidazione, si verifica anche con macchie di olio.
In totale, il campione irradiato dal simulatore solare è finito con oltre 15 mila molecole che contengono carbonio. Ciò non dimostra ancora che l’asfalto esposto alle intemperie quotidiane sia velenoso ma, data la tossicità generale e la natura cancerogena di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) come questi, queste reazioni sono sicuramente motivo di preoccupazione.
Le implicazioni per il futuro
Il prossimo passo è studiare le reazioni chimiche in modo più approfondito per vedere come i composti si stanno trasformando e stabilire fino a che punto questa sostanza sta generando contaminanti solubili in acqua.
“Spero che sia abbastanza motivante per trovare una soluzione. Spero che gli ingegneri possano utilizzare queste informazioni per trovare un’alternativa migliore, che si tratti di un sigillante che viene posizionato sull’asfalto per proteggerlo, oppure di trovare altro materiale per pavimentare le strade“, afferma Sydney Niles, chimico della Florida State University (FSU), negli Stati Uniti, e uno degli autori dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology .