L’origine dell’espressione “lacrime di coccodrillo” è affascinante e risale al XIV secolo, avendo radici nei racconti medievali e nella letteratura shakespeariana. Questa frase, che denota una tristezza finta o ipocrita, ha le sue radici nei resoconti presenti in “I viaggi di Sir John Mandeville“. Questo celebre diario di viaggio documentava le avventure di Sir John Mandeville in Asia e si caratterizzava per una miscela di scoperte straordinarie e racconti romanzati. Tra questi racconti, c’era una descrizione dei coccodrilli, che venivano raffigurati come creature simili a serpenti che piangono mentre uccidono e divorano la loro preda senza pietà.
Secondo Ancient-Origins, Mandeville descrisse vividamente queste creature, sostenendo che “Questi serpenti attaccano gli uomini e li mangiano piangendo, e non hanno lingua“. Nonostante questa descrizione fosse affascinante, non aveva fondamento scientifico, poiché i coccodrilli hanno una lingua e la loro abilità di versare lacrime non è legata alle emozioni. Tuttavia, questa storia fantasiosa è rimasta una parte importante della letteratura.
Il mito dei coccodrilli piangenti ha resistito nel tempo e si è inserito nelle opere di William Shakespeare. Nell’opera teatrale “Otello” di Shakespeare, l’espressione “lacrime di coccodrillo” veniva utilizzata per descrivere lamenti falsi e ingannevoli, ampliando così il suo significato per rappresentare manifestazioni disoneste di emozioni.
Nel corso dei secoli, l’espressione “lacrime di coccodrillo” è diventata un modo di dire ben radicato nella lingua inglese, offrendo un modo vivido e memorabile per descrivere espressioni nascoste di tristezza.