Proprio come molti di noi sono soliti fare nei mesi più caldi dell’anno, anche gli antichi Egizi usavano trovare temporaneo ristoro dall’arsura dell’estate consumando grandi quantità di angurie. Un recente studio mostra infatti che questo freschissimo e dissetante frutto era consumato già 3.500 anni fa.
È interessante notare che le angurie consumate dagli antichi erano molto simili alla varietà coltivata su larga scala che consumiamo oggi: con una polpa dolce, rossa e costellata di semi neri; al contrario delle varietà “selvatiche“, più piccole e aspre. La scoperta è arrivata dopo che il DNA è stato estratto da alcune foglie di un’antica pianta, rinvenuta nei pressi di una tomba.
La coltivazione delle angurie ha origini antichissime
Gli autori dello studio dicono nel documento: “la pianta che abbiamo sequenziato aveva prodotto frutti rossi e dolci, che gli egiziani del Nuovo Regno coltivavano: si trattava con ogni probabilità di cocomeri domestici“. Foglie di un’antica pianta di cocomero furono trovate anche dal famoso botanico Joseph Hooker (amico di Charles Darwin) nel XIX secolo.
I cocomeri moderni sono grandi, rossi e succosi ma sono stati appositamente “allevati” per presentare queste caratteristiche. Il loro antenato, una variante selvatica del frutto, è più piccolo e amaro, con semi interni di colore bianco. Le prove suggeriscono che gli antichi egizi li stavano coltivando a fini alimentari già nel 1500 a.C.
Nel tempo, il frutto è rimasto quasi identico!
Le dimensioni e la forma di questi cocomeri sono ancora sconosciute, ma gli esperti dicono che erano quasi identici a quelli che consumiamo ancora oggi. Si ritiene che siano stati coltivati nella regione del Sudan, prima di risalire verso nord lungo il fiume Nilo. Guillaume Chomicki, dell’Università di Oxford, ha trovato una sequenza parziale del genoma. Ciò dimostra che i meloni che gli Egizi coltivavano sono dello stesso tipo di quelli che oggi acquistiamo al supermercato!
Secondo un rapporto di New Scientist, una sequenza di genoma è responsabile della produzione di cucurbitacine, che causa il sapore aspro della varietà selvatica; mentre l’altro gene produce licopene (il pigmento che rende rossi i pomodori), che si trasforma in un’altra sostanza incolore. Sfortunatamente, questi dati non ci dicono nulla riguardo la dimensione e la forma dei cocomeri, ma una immagine risalente all’Antico Egitto suggerisce che essi erano praticamente identici ai frutti moderni.