Nel 2017, lo studente dell’Università del Texas Simon Scarpetta ha scoperto un piccolo teschio di lucertola, di dimensioni più ridotte del dovuto. Il cranio era ben conservato, con una bocca piena di denti aguzzi, inclusi alcuni con una curva caratteristica. “Le lucertole sono piccole e inclini a rompersi, quindi per lo più si ottengono queste ossa frammentate isolate”, ha detto Scarpetta, attualmente studente presso la UT Jackson School of Geosciences. “Ogni volta che trovi un teschio, specialmente quando cerchi di capire come le cose sono collegate tra loro, è sempre una scoperta eccitante.” L’analisi approfondita di questo teschio ha portato Scarpetta a descrivere la lucertola come una nuova specie, che ha chiamato Kopidosaurus perplexus.
Una nuova specie di lucertola antica
La prima parte del nome fa riferimento ai denti distinti della lucertola; una “kopis”, infatti, è una lama curva usata nell’antica Grecia. Ma la seconda parte è un cenno alla questione “sconcertante” di dove la lucertola estinta dovrebbe essere collocata sull’albero della vita. Secondo un’analisi, le prove indicano una serie di punti plausibili.
Le macchie possono essere divise in due gruppi di lucertole, che rappresentano due ipotesi generali di appartenenza della nuova specie. Ma ad aumentare l’incertezza è che il modo in cui questi due gruppi si relazionano tra loro può cambiare a seconda del particolare albero evolutivo che viene esaminato. Scarpetta ha esaminato tre di questi alberi, ognuno costruito da altri ricercatori che studiano le connessioni evolutive di diversi gruppi di rettili usando il DNA, e suggerisce che potrebbe esserci una grande quantità di possibilità in cui potrebbe adattarsi l’antica lucertola.
Scarpetta ha detto che il Kopidosaurus perplexus è lungi dall’essere l’unico fossile che potrebbe facilmente adattarsi a più rami dell’albero della vita. Il paleontologo Joshua Lively è d’accordo e ha affermato che questo studio incarna il motivo per cui abbracciare l’incertezza può portare a una scienza migliore e più accurata.
Foto by Simon Scarpetta