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Un nuovo studio conferma che le lune possono avere dei propri satelliti

Secondo uno studio pubblicato nel Monthly Notices della Royal Astronomical Society: Letters, alcuni dei satelliti naturali del Sistema Solare sarebbero in grado di avere a loro volta delle lune, anche se fino ad ora nessuna di queste è mai stata trovata. Un’osservazione del autore Dott. Sean Raymond, dell’Università di Bordeaux sembra presupporre una logica esistenza di queste sottolune: “Se i pianeti orbitano attorno alle stelle, e le lune intorno ai pianeti, è naturale chiedersi se le lune più piccole possano orbitare su quelle più grandi“.

Secondo i calcoli del Dott. Raymond e la sua collega, la Dott.ssa Juna Kollmeier alcune lune di grandi dimensioni, come Callisto, Titano, Giapeto e anche la Luna stessa, possono ospitare dei satelliti più piccoli, dalle dimensioni di circa 10 chilometri. “Callisto si adatta al progetto di un satellite che potrebbe ospitarne uno a sua volta, anche se nessuno è stato trovato finora“.

 

Un’ipotesi che andrebbe comunque dimostrata

Il team ha cercato di ipotizzare lo scenario migliore per la creazione e la stabilità delle sottolune. La causa principale della loro instabilità è il luogo in cui è più facile che si formino: attorno alle stelle massicce, le piccole stelle nane rosse sono deboli e così vicine tra di loro che le loro violente forze di marea non permettono alle sottolune di rimanere stabili.

I ricercatori però sperano nella realizzazione di una sottoluna artificiale: “Può essere stabile e quindi servire come capsula del tempo o avamposto. In un’orbita stabile attorno alla Luna, come quella per il Lunar Gateway proposto dalla NASA, una sottoluna manterrebbe i tesori dell’umanità al sicuro per i posteri per molto tempo, anche dopo che la Terra diverrà inadatta alla vita.”

Come afferma la Dott.ssa Kollmeier: “La mancanza di sottomodelli conosciuti nel nostro Sistema Solare, anche in orbita intorno a lune che potrebbero teoricamente supportare tali oggetti, può offrirci indizi su come si sono formati i nostri pianeti vicini e vicini, su cui ci sono ancora molte domande in sospeso. Naturalmente questo potrebbe aiutarci a capire come i sistemi planetari si evolvono altrove e come il nostro Sistema Solare è conforme agli altri milioni di sistemi scoperti“.

Giacomo Ampollini

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