La malaria è ancora una malattia che causa gravi problemi in molte parti del mondo. Attualmente esistono dei vaccini i quali però non sono efficaci al 100% e per questo motivo bisogna sempre stare attenti. Detto questo, dei ricercatori hanno individuato in una variante rara di sangue una difesa ancora più efficace di tali trattamenti; questa tipologia di sangue si trova solo in alcune parti dell’Africa orientale.
Le parole della genetista Silvia Kariuki, autrice dello studio: “La variante Dantu in realtà aumenta leggermente la tensione della superficie dei globuli rossi. È come se il parassita avesse ancora la chiave della serratura, ma la porta è troppo pesante per poterla aprire.”
Tale malattia viene trasmessa dalle zanzare, o perlomeno da cinque specie di parassiti che le usano come vettori volanti. L’infezione agisce direttamente sui globuli rossi e tutto il processo viene visti dagli esperti come un sistema di chiave, il virus, e serratura, il globulo rosso. I vaccini agiscono su uno di questi due punti.
Malaria: vaccini e sangue
Attualmente i vaccini, come detto, non sono completamente efficaci, tutt’altro. Conferiscono solo il 35% di protezione contro le forme più mortali di malaria. Si tratta di una protezione molto bassa visto che sappiamo che ci sono persone che grazie ai loro geni sono più resistenti, come quelli che presentano il sangue Dantu.
Se una persona eredita una copia del genere arriva a sviluppare una resistenza del 40%, già più dei vaccini più efficaci. Se una persona eredita due copie di geni allora arriva a raggiungere una resistenza pari al 74%. Analizzando il sangue i ricercatori hanno notato che questi globuli rossi presentano una membrana più stretta che impedisce al parassita di legarsi con successo.
Le parole della biofisica Viola Introni: “La membrana dei globuli rossi deve essere solo leggermente più tesa del solito per bloccare l’ingresso dei parassiti della malaria. Lo sviluppo di un farmaco che emuli questa maggiore tensione potrebbe essere un modo semplice ma efficace per prevenire o curare la malaria”.