Circa 65.000 anni fa, gli esseri umani misero piede per la prima volta in Australia, trovandosi davanti questa sconfinata e sconosciuta terra, in cui cercano di muoversi e spostarsi senza punti di riferimento conosciuti. Grazie all’utilizzo di un supercomputer, un team di ricercatori è riuscito a stabilire quali fossero le probabili rotte delle prime migrazioni umani nel continente australiano.
Lo studio delle prime migrazioni umane in Australia
Grazie all’aiuto della tecnologia, i ricercatori hanno eseguito la simulazione di ben 125 miliardi di possibili percorsi migratori, cercando di ricostruire quelle che sono una sorta di autostrade preistoriche, ovvero percorsi preferenziali che gli uomini usarono per diffondersi in Australia.
Grazie a questo studio, ci viene mostrato come le risorse idriche e la presenza di punti di riferimento inequivocabili, abbiano influenzato le migrazioni dei primi esseri umani in Australia. Inoltre questo studio dà un idea ai ricercatori dei luoghi in cui è più probabile che vi siano antichi insediamenti umani rimasti sino ad ora sconosciuti.
I ricercatori ritengono che gli uomini lasciarono l’Asia navigando attraverso il mare per raggiungere infine quello che un tempo era il Sahul, la massa continentale che collegava l’Australia, la Nuova Guinea e la Tasmania prima che l’innalzamento del mare le separasse circa 20.000 anni fa. Ma quali fossero i percorsi delle migrazioni una volta raggiunta la terraferma non è mai stati chiarito.
L’ipotetico viaggio di una venticinquenne attraverso il Sahul
Per cercare di identificarli, i ricercatori si sono messi a lavoro per costruire quella che è in assoluto la prima mappa dettagliata del Sahul, così come appariva quando era tutta terra emersa, utilizzando dati cartografici satellitari, aerei e sottomarini.
Questa mappa è stata poi utilizzata in una tecnica computazionale nota come analisi del percorso a costo minimo, ovvero il calcolo dei percorsi a piedi ottimali attraverso un dato paesaggio, in questo caso lo scenario ricreato del Sahul.
In questo caso, i ricercatori hanno ipotizzato il viaggio di una donna di 25 anni che trasportava 10 chilogrammi di provviste, e hanno avviato la simulazione di miliardi di probabili percorsi attraverso Sahul. Nella simulazione è stato calcolato quante calorie avrebbe bruciato camminando su ogni percorso, nonché quali percorsi avrebbero fornito un approvvigionamento sicuro di acqua e punti di riferimento importanti, come affioramenti scoscesi o creste prominenti, utili come ausilio alla navigazione.
I percorsi delle migrazioni individuati dal supercomputer combaciano con la storia dell’Australia
Come racconta Devin White, archeologo dei Sandia National Laboratories del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e coautore dello studio, le complesse simulazioni hanno richiesto diverse settimane di lavoro, a volte lavorando giorno e notte. Ma l’analisi alla fine “ha rivelato una rete di “autostrade ottimali” che presentavano le combinazioni più idonee tra percorso facile, acqua e punti di riferimento.”
Per confermare la validità delle loro ipotesi, come afferma Stefani Crabtree, archeologa della Utah State University, Logan e il Santa Fe Institute e autrice principale dello studio, lei ed il suo team hanno confrontato i percorsi ottenuti dal supercomputer con le posizioni delle circa tre dozzine di siti archeologici australiani che hanno almeno 35.000 anni.
I ricercatori hanno così scoperto che molti siti si trovavano sopra o vicino ai probabili percorsi delle migrazioni individuati dal supercomputer. Alcuni corridoi coincidevano anche con antiche rotte commerciali conosciute tramite le storie orali indigene, o allineate con studi genetici e linguistici usati per tracciare le prime migrazioni umane.
Questo studio inoltre ha portato alla scoperto di percorsi migratori poco studiati che potrebbero dar vita a nuove scoperte archeologiche in futuro. Ad esempio, alcune delle prime migrazioni, sono avvenute su terre costiere che ora sono sommerse, e questa potrebbe essere una vera opportunità per gli archeologi marini. Ancora più affascinanti, secondo gli autori, sono le principali rotte che attraversano alcune aree aride nel centro dell’Australia e nello stato nord-orientale del Queensland.
Questo studio potrà dunque potenzialmente condurre alla scoperta di antichi siti in cui gli uomini per la prima volta si sono soffermati moltissimi anni fa, quando per la prima volta misero piede in Australia.