Le barriere coralline sono luoghi che supportano un gran numero di pesci ed altri organismi viventi. Gli scienziati si sono sempre chiesti come questi ecosistemi riescano a sopravvivere in acque povere di nutrienti. Ma un recente studio, pubblicato il 23 Maggio sulla rivista Science, ha svelato che i responsabili di questo equilibrio sono dei piccoli organismi, delle minuscole creature chiamati pesci criptobentonici.
I pesci criptobentonici sono tra i più piccoli vertebrati marini, tra questi troviamo i ghiozzi, le bavose o i pesci cardinali. Anche se hanno dimensioni variabili, il più grande di questi pesci non supererà mai i tre centimetri. Simon Brandl, autore principale dello studio e ricercatore presso la Simon Fraser University, ha affermato: “Gli scienziati sono rimasti perplessi per secoli, si sono sempre chiesti come tali ecosistemi produttivi e diversificati sopravvivano in quello che è essenzialmente un deserto marino. È straordinario scoprire che questi pesci minuscoli, quasi universalmente trascurati, sono in realtà il fulcro delle comunità di pesci nelle barriere coralline”.
La breve vita dei pesci criptobentonici
Il segreto di questi piccoli organismi è un rapido ciclo vitale. Nonostante essi rappresentino quasi il 60% dell’alimentazione dei pesci più grandi, sono in grado di rigenerare costantemente le loro popolazioni. Così invece di scomparire, le popolazioni criptobentoniche sopravvivono nonistante siano la chiave della catena alimentare.
A differenza delle larve della maggior parte delle specie ittiche, queste si comportano diversamente. Brandl e il suo team hanno scoperto che la maggior parte delle larve criptobentoniche sembra rimanere vicino alle barriere dei loro genitori. Così aumenta il numero di larve sopravvissute e di conseguenza anche la popolazione adulta.
Carole Baldwin, coautrice dello studio, ha dichiarato: “Abbiamo scoperto che le larve di pesce criptobentiche dominano assolutamente le comunità di pesci larvali vicino alle barriere coralline, che forniscono un flusso continuo di nuove generazioni di piccoli pesci come fonte di cibo per altre creature della barriera corallina“.