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SETI trova gli Alieni, anzi no

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Il 1977 è un anno formidabile per tutti gli appassionati di spazio ed Alieni. L’uscita di Star Wars al cinema però contribuisce solo in parte a questo entusiasmo, perchè nell’agosto di quell’anno il Center of Planetary Science (CPS) capta uno dei segnali più strani, ed allo stesso tempo più nitidi, che siano mai stati registrati dal progetto SETI.

Per chi non se lo ricorda, il progetto SETI è un serissimo e lungimirante programma di monitoraggio di segnali radio provenienti dal cosmo, allo scopo di captare un eventuale trasmissione proveniente da una forma di vita intelligente, e non da un’esplosione o da una massa gassosa in movimento. Qui su FocusTech abbiamo parlato spesso del progetto SETI@Home, ovvero un programma di calcolo distribuito che consente di “prestare” i propri device tecnologici alla causa, semplicemente dando la possibilità all’ente di utilizzarli da remoto per eseguire complicatissime analisi matematiche, sui segnali che vengono captati quotidianamente.

Il progetto SETI nasce nel 1974 a Mountain View, a due passi da quella che diventerà la sede di Google. Al progetto aderiscono da subito un buon numero di osservatori astronomici, che spediscono periodicamente al SETI tutti i segnali che riescono a captare. Nel 1977, in Ohio, uno dei più grandi osservatori al mondo, conosciuto come Big Hear, percepisce un segnale estremamente forte e nitido: compare dal nulla in una regione molto precisa, trasmette per 72 secondi e poi sparisce. Il segnale è così unico ed importante che il ricercatore che lo rileva scrive direttamente “Wow!” di fianco alla registrazione.

wow, segnale seti
Il foglio su cui, nel 1977, venivano registrate le intensità dei segnali captati dall’osservatorio. Il sistema stampava l’intensità media dei segnali ogni 18 secondi, con valori da 1 a Z. Il grafico si legge in verticale da sinistra verso destra, ed i valori inferiori a 5 venivano considerati come trascurabili.

 

Probabilmente nessuno si aspettava un risultato simile dopo così poco (in termini astronomici) tempo, sta di fatto che l’equipe di Big Hear trascura un dettaglio di non poco conto: il segnale ha frequenza 1.420hz, la stessa frequenza dell’idrogeno. Il segnale rilevato quindi potrebbe essere niente altro che una enorme massa di gas, oppure di ghiaccio vaporizzato; in altre parole, filtrando l’entusiasmo, il segnale “WOW!” potrebbe essere niente di meno che una cometa. Il problema è che, a parte questa strana “telefonata anonima“, non si hanno notizie di comete o altri corpi celesti simili in quella zona. Il segnale quindi è rimasto un mistero per quasi 40 anni, e non sono pochi gli entusiasti ad averlo ritenuto una prova inconfutabile dell’esistenza degli alieni.

Arriviamo al Novembre 2016, Antonio Paris è un giovane professore appassionato di corpi celesti, ha lavorato negli ambienti più diversi come educatori, sia nelle università che nelle scuole superiori. Antonio ha anche due scopi fissi nella sua mente: dimostrare l’esistenza di vulcani su Marte,e scorpire l’origine del famoso segnale “WOW!”. Il problema è che, essendo uno scienziato in forza al famoso Big Hear, ha bisogno di spingere il più in la possibile i limiti tecnici del telescopio, e per questo coinvolge in prima battuta Dennis Farr, il capo-tecnico dell’osservatorio, che conosce come nessun altro tutte le apparecchiature dell’osservatorio, ma soprattutto ha una memoria storica invidiabile, essendo tra i più anziani in servizio all’interno dell’osservatorio. A dargli una mano, per i compiti più ripetitivi, arriva il talentuoso studente Ryan Robertson.

antonio paris professor
Il professor Antonio Paris, a capo del progetto

Subito diventa chiara una cosa, se l’osservatorio non affina al massimo le proprie strumentazioni, difficilmente si potranno raccogliere dati più chiari di quelli del 1977. Per questo vengono coinvolti direttamente gli ingegneri della Meade Instrument, una delle poche aziende al mondo impegnata nella costruzione di radiotelescopi.

Il professor Paris ha una idea chiara in testa, e non riesce a togliersi dalla mente quei dannati 1.420mhz. Per il professore è chiaro che il segnale è la nuvola di idrogeno che forma la coda di una cometa, solo che deve dimostrarlo. L’occasione si presenta proprio nell’inverno 2016, quando due comete, la cometa di Gibbs e la cometa di Christensen, riappaiono nel cielo notturno. I calcoli del team del professor Paris dimostrano che le due comete si trovavano esattamente nell’area monitorata da Big Hear nel 1977, solo che all’epoca nessuno sapeva della loro esistenza, perché gli strumenti degli anni ’70 non erano abbastanza potenti da poterli rilevare.

Antonio Paris ha la sua possibilità, e nei tre mesi di presenza delle comete esegue tutte le misurazioni necessarie per collezionare dei dati che si possano paragonare a quelli del 1977, e Bingo, i dati coincidono, “WOW!” era proprio la coda della cometa Christensen. Il Team descrive la propria scoperta in un articolo di 16 pagine, che viene poi spedito al Journal of the Washington Academy of Sciences, per la revisione. Da allora sono passati 4 mesi, e nessuno scienziato esperto della materia è riuscito a confutare la scoperta del professor Paris. L’articolo infatti è stato pubblicato l’8 Giugno, rendendolo ufficiale.

Con la spiegazione del segnale “WOW!” scompare l’ennesima speranza che abbiamo di dimostrare, finalmente in modo scientifico, che non siamo soli nell’universo. Tranquilli però, il progetto SETI ha altri 233 segnali su cui è necessario investigare.

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