Sindrome del cuore spezzato: aumento dei casi durante la pandemia

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Secondo un nuovo studio pubblicato giovedì 9 luglio, durante questa pandemia sono aumenti i casi di sindrome del cuore spezzato; la ricerca fa riferimento solo ai casi negli Stati Uniti. Molti di questi casi non sono stati collegati al COVID-19, sono piuttosto i fattori legati alla pandemia in generale ad aver favorito il fenomeno, diversi fattori di stress fisici, sociali ed economici in prima linea.

Il vero nome della malattia in questione è cardiomiopatia indotta da stress, o anche sindrome di Takotsubo. La patologia colpisce i muscoli del cuore i quali si indeboliscono e i primi sintomi ricordano quello di un infarto. In rari casi può essere mortale.

Lo studio si è concentrato su due ospedali dell’Ohio. I pazienti ricoverati per problemi cardiaci erano due volte più propensi a soffrire di tale sindrome rispetto agli anni passati. Sono stati presi in esame oltre 1.900 pazienti.

 

Sindrome del cuore spezzato: un’altra faccia della pandemia

Le parole del Dottor Ankur Kalra: “La pandemia ha creato un ambiente parallelo che non è salutare. Il distanziamento emotivo non è salutare. L’impatto economico non è salutare. Lo abbiamo visto come un aumento delle morti per non coronavirus e il nostro studio afferma che la cardiomiopatia da stress è aumentata a causa dello stress che la pandemia ha creato.”

Si tratta di un piccolo studio, soprattutto perché si è basato un campione poco vario basato solo su due ospedali. Può essere un punto di partenza per altri studi su larga scala, ma in ogni caso prende un punto già noto, ovvero che la pandemia ha avuto un ruolo pesante sulla psiche di tutti noi.

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