L’orbita terrestre è sempre meno vuota. Secondo un recente rapporto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), lo spazio che circonda il nostro pianeta è letteralmente invaso da rifiuti artificiali, una minaccia crescente per satelliti, astronauti e future missioni spaziali. Questo fenomeno, noto come space debris o detriti spaziali, sta attirando l’attenzione degli scienziati e delle agenzie spaziali di tutto il mondo.
Ma cosa sono esattamente questi rifiuti spaziali? Si tratta di frammenti di razzi, satelliti dismessi, strumenti persi durante le missioni, e perfino piccole viti o scaglie di vernice. Anche oggetti minuscoli, viaggiando a oltre 27.000 km/h, possono causare danni gravi a strutture spaziali in funzione.
Detriti spaziali fuori controllo: il monito dell’ESA per il futuro dello spazio
Secondo le stime dell’ESA, ci sono oltre 36.000 oggetti superiori a 10 cm attualmente monitorati in orbita. Ma il numero reale è molto più alto: si parla di oltre un milione di frammenti di dimensioni inferiori, impossibili da tracciare con precisione. Questo rende ogni lancio spaziale un’operazione sempre più rischiosa.
La crescita del settore spaziale commerciale ha aggravato il problema. Il lancio di megacostellazioni di satelliti per internet globale, come Starlink di SpaceX, ha moltiplicato il traffico orbitale. Senza regole condivise e meccanismi di pulizia efficaci, l’orbita bassa della Terra rischia di diventare un ambiente invivibile.
Oltre ai rischi tecnici, ci sono anche ricadute economiche e ambientali. I detriti possono danneggiare satelliti vitali per telecomunicazioni, previsioni meteo e GPS, con costi miliardari. Inoltre, rientri incontrollati di oggetti in atmosfera potrebbero rappresentare un pericolo per le persone a terra, anche se i casi finora sono stati fortunatamente rari.
Lo spazio non è un’immensa discarica
L’ESA non si limita a lanciare l’allarme: l’agenzia è coinvolta in diversi progetti per monitorare e ridurre i detriti spaziali. Tra questi, la missione ClearSpace-1, prevista per il 2026, che tenterà di catturare e rimuovere un pezzo di detrito orbitale. Si tratta di un primo passo verso la “pulizia dello spazio”.
Anche le regole stanno cambiando. Le nuove linee guida internazionali incoraggiano le aziende a progettare satelliti che possano rientrare e disintegrarsi nell’atmosfera entro 25 anni dal lancio. Alcuni Paesi stanno studiando normative più stringenti per la responsabilità legale dei detriti.
Il messaggio dell’ESA è chiaro: lo spazio non è un’immensa discarica. Proteggerlo è essenziale non solo per le esplorazioni future, ma per i servizi quotidiani su cui la nostra vita moderna ormai si basa. L’inquinamento orbitale è una sfida globale che richiede cooperazione, innovazione e consapevolezza pubblica.
Foto di Timur Kozmenko da Pixabay