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Trappist-1 e i pianeti ‘fratelli’ della Terra: i motivi per credere in forme di vita aliena

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Negli ultimi anni la conquista dello spazio è tornata prepotentemente ad occupare spazio in tv e sui giornali, dalle nostre parti questo ritorno di fiamma e in un certo senso dovuto all’impresa di Samantha Cristoforetti, ma anche alla ritrovata voglia di investire da parte di enti governativi e privati. In questi giorni fa molto molto discutere la scoperta di sette pianeti, disposti intorno alla stella TRAPPIST-1.

Lo spazio è tornato protagonista, non possiamo dimenticare l’azione di Elon Musk, impegnato con la sua Space X in progetti volti ad arrivare su Marte. Tanti sono i motivi di interesse riguardo il cosmo, ma una domanda su tutte rapisce l’attenzione del grande pubblico: c’è vita aliena su questi pianeti? Questione non semplice da affrontare, tuttavia le recenti scoperte possono dare un contributo importante alla discussione. Vediamo insieme cosa possiamo aspettarci dagli esopianeti “fratelli” della nostra Terra.

Trappist-1 e alieni: ecco cosa c’è di vero

Iniziamo col dire che la scoperta presentata dalla NASA questa settimana rappresenta una delle notizie scientifiche più rilevanti degli ultimi decenni. Riassumendo, è stato identificato un sistema solare a 40 anni luce da noi, sette pianeti posizionati intorno alla stella TRAPPIST-1. Sembrerebbe una scoperta come tante, ma mai prima ad ora è stato riscontrato un così grande numero di pianeti con dimensioni analoghe a quelle della Terra.

trappist-1 vita aliena

A questo dato, già di per sé rilevante, va aggiunto un altro record: sistema solare con il maggior numero di pianeti con una concreta possibilità di avere acqua in forma liquida sulla propria superficie. Mari, fiumi, laghi, sì, proprio come sulla Terra. Non è un caso che questi pianeti abbiano risvegliato l’interesse di molti, visto che la presenza di acqua è uno dei requisiti per l’esistenza di una vita aliena, questo almeno stando alle nostre conoscenze.

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Potremmo non essere soli nell’Universo, finalmente abbiamo dati concreti per alimentare in maniera ragionevole il dubbio, ma la presenza di questi pianeti non basta a gridare al miracolo. la scoperta di TRAPPIST-1 risale al 2015, da allora i ricercatori si sono messi al lavoro per individuare i pianeti del suo sistema. Questi pianeti non sono mai stati concretamente visti da occhio umano, gli studiosi però hanno stabilito la loro esistenza grazie a oscillazioni di luminosità.

Dei sette pianeti dei quali abbiamo parlato, tre sono ubicati a una distanza che – come abbiamo detto – permetterebbe la presenza di acqua allo stato liquido. Dunque, dire che siano pianeti ‘fratelli’ del nostro non è propriamente corretto, visto che le informazioni delle quali disponiamo riguardano la loro orbita (velocità compresa), le loro dimensioni, ma per aver un quadro completo della situazione avremmo bisogno di tecnologie delle quali al momento non disponiamo. Tutto quello che sappiamo al momento è figlio di calcoli compiuti dai ricercatori.

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Concentriamoci ora sui tre pianeti considerati possibili habitat per vita aliena, cosa è che li rende diversi dagli altri? Sono ubicati nella “zona abitabile”, stando alle stime questi tre pianeti potrebbero ospitare acqua allo stato liquido, ma anche in questo caso non abbiamo riscontri certi per quanto riguarda la temperatura. Mai prima di oggi così tanti pianeti nello stesso sistema solare avevano evidenziato caratteristiche analoghe alla terra, ecco il perché di tanto clamore, ma da qui a considerare certa la presenza di vita aliena il passo è molto lungo.

40 anni luce suonano come una distanza abbastanza contenuta e, in effetti, tale può essere considerata in termini astronomici. 378 mila miliardi di chilometri, detta così fa girare la testa, un giorno potremo studiare il sistema di TRAPPIST-1 in maniera più precisa ma al momento le limitazioni tecnologiche legano le mani ai ricercatori. La prossima grande sfida è Marte, destinazione ben più raggiungibile ma non per questo prima di complessità.

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C’è però tanto che possiamo fare, soprattutto grazie all’ausilio di telescopi più potenti rispetto a quelli che abbiamo ora, dal prossimo anno a disposizione ci sarà il James Webb Space Telescope, messo a punto da NASA, ESA ed ente aerospaziale canadese. Non dovremo dunque aspettare molto per saperne di più circa il sistema di TRAPPIST-1.

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