Quando avremo un vaccino contro il Covid-19? Le opinioni degli scienziati sono discordanti, sebbene al contrario siano concordi sul fatto che non passeranno dai 12 ai 18 mesi per averne uno. Ma altre voci più speranzose ipotizzano – frettolosamente – che una cura potrebbe essere già pronta a giugno. Chi ha ragione?
Gli scienziati, probabilmente, ma è complicato esserne certi perché questa pandemia sta forzando il cambiamento in quasi ogni fase del processo mediante il quale un nuovo vaccino possa essere disponibile a tutti. E, nel frattempo, una serie di studi collaterali cercano di coadiuvare lo sviluppo di un vaccino e, ipoteticamente, anche aiutare a delineare i sintomi, identificare possibili contagiati con ogni sorta di prove.
Abbiamo già parlato di uno studio, tutto italiano, che prospetta la possibilità di rilevare i sintomi del coronavirus grazie alla voce. A dire il vero, si tratta di un’app gratuita, VoiceWise, a prova di privacy, che prevede di eseguire un “tampone virtuale”. La sperimentazione è già stata avviata presso la struttura Ospedaliera dei Castelli Romani e potrebbe affiancarsi all’imminente utilizzo dell’attesa, quanto chiacchierata app Immuni. Al momento, le diagnosi hanno un’accuratezza tra il 95% e il 98%.
Noi di FocusTECH abbiamo avuto modo di intervistare il professor Giovanni Saggio dell’Università di Tor Vergata di Roma, il “cuore” pulsante di questo nuovo studio e che, in passato, abbiamo già avuto modo di ospitare grazie alla sua interessante sperimentazione di un’intelligenza artificiale congegnata per diagnosticare malattie di organi interni o patologie come Parkinson e Alzheimer.
FT: Ci spieghi in cosa consiste questa app e perché la nostra sola voce potrebbe segnalare il Covid-19.
GS: Facciamo mente locale a quando il medico ci poggia l’orecchio sulla schiena e ci dice “dica 33”. In base alla “qualità” della nostra voce, il medico stabilisce “a orecchio” se abbiamo un problema ai polmoni oppure no.
La nostra App “estende” quel concetto, e non lo rende “soggettivo” come era, ma lo fa diventare “oggettivo” con dei numeri che stabiliscono il grado di infezione polmonare, perché, come è noto, il Covid-19 “intacca” i polmoni. La nostra voce ne viene di conseguenza influenzata. Noi misuriamo tale influenza.
FT: Cosa c’è di diverso dalla tanto chiacchierata app Immuni e perchè la sua non invade la privacy?
GS: Quando installo l’app immuni sul mio cellulare, essa mi avverte se una persona che si avvicina a me è Covid-positiva oppure no, quindi di quella persona vengo a conoscere se è in salute oppure no. Nonostante questa sorta di “violazione” della privacy faccio comunque presente che quella App è per tutelarci e prevenire infezione.
La App di Voicewise non mi dice cose sugli altri, ma mi fa sapere cose su me stesso. Inoltre i miei dati vengono acquisiti solo dal personale medico che mi segue che, comunque, conoscerebbe il mio stato di salute indipendentemente dalla App.
FT: La voce cambia a seconda delle età. Questo non compromette il funzionamento dell’app?
GS: Non c’è compromissione, perché la valutazione la correliamo alla fascia di età. A fascia di età diversa corrisponde una “taratura” dell’algoritmo diversa.
FT: Quali sono le tempistiche per testare e diffondere una app di questo tipo?
GS: Le tempistiche dipendono dal numero di persone di cui riusciamo a misurare la voce. Maggiore quel numero, minore il tempo necessario. Quindi dipende dal numero di Ospedali che vorranno partecipare alla ricerca. Ma, comunque, si parla di tempi molto ma molto più brevi di quelli necessari per un farmaco o un vaccino.
FT: In termini economici, quale impegno quest’app necessita per i test e la produzione?
GS: Questa App non comporta costi di hardware ma solo di personale. Occorre pagare e supportare le persone che ne sono coinvolte.
FT: Domanda azzardata: questa app potrebbe sostituire i tamponi?
GS: Faccio un paragone. Abbiamo già verificato sperimentalmente che la registrazione della voce nel caso del Parkinson (una patologia che non compromette le vie respiratorie come il Covid-19) fornisce un risultato con una accuratezza di circa il 95%. Un numero simile, se non maggiore, ci aspettiamo per il Covid-19. Questi sono numeri in linea con l’affidabilità del tampone.
FT: Abbiamo assistito in queste ultime settimane ad una sorta di disorientamento e critica da parte delle persone (oltre a una buona dose di diffidenza) nei confronti di qualsiasi cosa fosse loro sottoposta per sconfiggere il male. Come pensa possa venire accolto questo suo progetto? Basta solo la promessa che non intacca la privacy di nessuno?
GS: Non è una semplice promessa, è una certezza. Noi siamo vincolati al consenso del Comitato Etico dell’ospedale di turno col quale collaboriamo (senza non ci muoviamo), e operiamo nel rispetto del GPDR che detta le linee (a livello europeo) per la tutela della privacy.
FT: Come noto, l’Italia non è un Paese molto avvezzo alla tecnologia. Basti pensare che, in occasione del lockdown, in molti hanno scoperto lo smart working che, al contrario, trova ampio riscontro in molti altri Paesi. Come convincere, dunque, gli utenti (una grossa fetta) a scaricare l’app e ad usarla? E, ovviamente, alla sua utilità e correttezza?
GS: Quando uscirono i primi smartphone, la maggior parte delle persone li considerava inutili. Oggi li hanno e li usano tutti.
Ora la maggior parte delle persone potrebbe pensare che la App Voicewise sia inutile. Ma tale App informa chi la sua se il suo stato di salute è compromesso oppure no, anche se non ne ha segnali evidenti (cosiddetto “asintomatico”). Per conoscere il mio stato di salute, devo fare un controllo presso una struttura specializzata, per esempio fare le analisi del sangue. Quante volte lo facciamo? Diciamo che ci sottoponiamo una volta l’anno ad un controllo. Ma al telefono parliamo tutti i giorni, per cui la App Voicewise potrebbe controllare tutti i giorni il mio stato di salute e non solo una volta l’anno. Questo consente di scoprire eventuali patologie al loro tempo di inizio, e non quando è troppo tardi.
FT: Da quello che ci ha spiegato, questa app sembra infallibile. Perchè non trova ancora ampio riscontro?
GS: Nulla è infallibile. Questa App ha la stessa fallibilità di un tampone o di una analisi del sangue (non a caso, quando c’è qualche parametro che non va, il medico ci dice sempre di ripetere l’analisi). Ma questa App è uno strumento in più a tutela della nostra salute che prima non c’era. Non vedo dunque il motivo di non usarlo.
FT: Ha spiegato che l’accuratezza della sua app è del 95%/98%: cosa ne è del 5%/2%? L’errore c’è, ma può essere corretto?
GS: L’errore esiste sempre, non solo per la App Voicewise ma per qualunque test diagnostico, qualunque. Ma l’ulteriore vantaggio della App è che si basa su algoritmi di intelligenza artificiale. Questo significa che qualora facesse un errore, gli algoritmi sono in grado di “imparare” e non commettere 2 volte lo stesso errore, per cui l’affidabilità si incrementa con l’uso.