Un gruppo di scienziati della Weill Cornell Medicine ha fatto una scoperta rivoluzionaria sul glioblastoma, una forma estremamente aggressiva di cancro al cervello. I risultati, pubblicati su Molecular Cell, rivelano che non sono solo le mutazioni genetiche a guidare questo tumore mortale, ma anche il ripiegamento tridimensionale del DNA all’interno del nucleo cellulare.
Oltre i geni: il ruolo dell’organizzazione spaziale del DNA
Il DNA umano, se srotolato, misura circa due metri, ma deve essere compattato in uno spazio microscopico. Questo avviene tramite un sofisticato processo di ripiegamento e avvolgimento che consente a regioni anche distanti del genoma di interagire fisicamente tra loro.
I ricercatori hanno scoperto che, in condizioni normali, queste interazioni regolano processi fisiologici come lo sviluppo. Nel glioblastoma, tuttavia, regioni di DNA apparentemente scollegate si coordinano anomale attività geniche, favorendo la crescita tumorale.
Editing genetico e risultati sorprendenti
Utilizzando CRISPR, gli scienziati hanno disattivato uno di questi “centri” di interazione genetica in cellule tumorali prelevate da pazienti. Il risultato è stato un effetto domino:
- Riduzione dell’attività di geni oncogeni;
- Diminuzione della capacità delle cellule di formare strutture tumorali in laboratorio.
Questo dimostra che l’architettura 3D del genoma può essere un punto critico per l’insorgenza e la progressione del cancro.
Una caratteristica comune a molti tumori
Espandendo l’analisi a 16 diversi tipi di cancro, i ricercatori hanno identificato strutture 3D simili anche in melanoma, tumore alla prostata, al polmone e all’utero. Ogni cancro ha i suoi centri specifici, ma esistono anche centri genetici condivisi, che potrebbero rappresentare bersagli terapeutici trasversali.
Questi centri non derivano da danni genetici evidenti, ma da modifiche epigenetiche, cioè cambiamenti nel modo in cui il DNA è impacchettato e nei segnali che ne controllano l’attività.
Nuove prospettive per la terapia del glioblastoma
Secondo Howard Fine, co-direttore dello studio, l’obiettivo futuro sarà interrompere in modo selettivo questi centri 3D per arrestare la crescita del tumore, integrando questa strategia alle terapie molecolari tradizionali.
La scoperta rappresenta un cambio di paradigma nello studio del cancro, aprendo la strada a terapie che non si limitano a correggere mutazioni, ma riprogrammano la logica organizzativa del genoma tumorale.