WhatsApp, si sa, è sempre foriero di novità. In genere di tipo grafico, che ne imbelliscono la già gradevole chat, ma non mancano talvolta integrazioni per quanto concerne le funzioni. E pure molto interessanti: si pensi al messaggio vocale, la possibilità di effettuare chiamate o di inviare documenti. Con l’ultima versione, invece, ne è arrivata una che riguarda la privacy. Infatti, se avete scaricato l’ultima versione del social, vi sarete accorti che nelle vostre conversazioni è apparso il messaggio di avviso; “I messaggi che invii e le chiamate sono ora protetti con la crittografia end-to-end”. Ma in cosa consiste realmente? Prima di farvi prendere dal panico, vediamolo di seguito.
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WhatsApp, cos’è la crittografia end-to-end
Dal 31 marzo 2016 tutti i messaggi, foto, video, messaggi vocali, documenti e chiamate che inviamo tramite l’app per chattare, non possono finire nelle mani sbagliate grazie alla crittografia end-to-end. E’ quanto spiegano i responsabili di WhatsApp tramite un comunicato, dove aggiungono che la tecnologia usata è quella del “Protocollo Segnale”, il quale assicura che solo mittente e destinatario possano visualizzarne il contenuto. Così, terze parti, un software creato ad hoc da malintenzionati, o perfino lo stesso social non possono accedervi. Le comunicazioni scambiate sono protette da un “message key”, ossia una sorta di lucchetto virtuale. Si ricorda altresì come la crittografia sia automatica e non necessita di aggiunta di codici o quant’altro. Basterà semplicemente aggiornare WhatsApp all’ultima versione. Stessa funzione è prevista per le chat di gruppo o interazioni tra utenti che chattano da paesi diversi. Non esistono limitazioni spaziali.
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Crittografia end-to-end di WhatsApp per difendere privacy utenti
Questa scelta va ad inserirsi nell’aspra guerra per la difesa della privacy che i colossi dell’informatica stanno scatenando. E’ ormai nota la diatriba tra Apple e il governo Usa sulla necessità di sbloccare l’iPhone dell’artefice della strage di San Bernardino in California. Apple si è opposta perfino a una sentenza facendo ricorso. WhatsApp, dunque, si è schierata in favore degli utenti grazie alla crittografia end-to-end.