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Wheeliz: lo sharing sociale che rende tutti più autonomi

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In Italia non sempre siamo bravi a condividere le cose. “Condividere”. È diventato più un verbo da social-network: condividiamo post, link, video… Ma quando si tratta di far circolare qualcosa che ci appartiene materialmente, che ha una grande influenza sul nostro quotidiano, ci tiriamo spesso indietro.
Per questo motivo i servizi di “sharing” non hanno ancora avuto da noi quell’esplosione che nel resto dell’Europa è avvenuta ormai da tempo. Vi parlo dell’Europa perché oggi vorrei presentarvi “Wheeliz”, una startup di sharing sociale germogliata in Francia grazie a una ragazza 24enne che nella condivisione ha visto un’opportunità di grande aiuto per i disabili come lei.

Charlotte de Vilmorine, questo è il suo nome, oltre alle sue scarpe “indossa” una sedia a rotelle a causa di una grave malattia neuromuscolare.
Un bel giorno del 2014 Charlotte si è stufata delle barriere che costantemente ostacolavano le sue giornate: cosa succederebbe se nella sharing economy ci fosse un servizio in grado di aggirare certi ostacoli? Questa la domanda che si è posta, e così si è messa subito a lavoro per darsi una risposta. Complici sono state una serie di disavventure durante una vacanza in Florida, da alcuni disservizi pubblici al trasporto a noleggio del tutto inadeguato oltre che costosissimo (ben mille dollari per dieci giorni di affitto).

Wheeliz: lo sharing sociale che rende tutti più autonomi
Charlotte de Vilmorine, ideatrice di “Wheeliz”.

Ecco come nasce Wheeliz, prendendo spunto dal più celebre “Uber”, ma in questo caso dedicato alle persone con problemi di mobilità e che hanno quindi bisogno di veicoli adatti, possibilmente a prezzi vantaggiosi. Charlotte ha pensato che puntare al car sharing potesse essere la soluzione adatta: in questo modo chi ha bisogno di un aiuto per il trasporto può entrare in contatto con chi, quel trasporto, può fornirlo a prezzi sicuramente più abbordabili. Un’opportunità anche per rendersi più autonomi e meno dipendenti dagli altri.

E di certo non avrebbe mai immaginato che la sua idea ottenesse così tante “adesioni”: decisiva è stata quella di Rémi Janot, un ragazzo che ha deciso di aiutarla trattando con alcune banche per poter ottenere finanziamenti, senza però alcun successo.
A questo punto allora è stata di nuovo la rete e la condivisione 2.0 a dimostrare tutto il suo potenziale: grazie al crowdfundingKiss Kiss Bank BankWheeliz ha raccolto più di 20.000 euro, cifra assai sufficiente per dare forma al sogno di Charlotte.

Wheeliz: lo sharing sociale che rende tutti più autonomi
La piattaforma di sharing sociale permette ai disabili di essere più autonomi.

Così è merito suo oggi se per tantissime persone è sufficiente iscriversi all’apposito sito, cercare l’auto migliore per le proprie esigenze e lasciare che Wheeliz individui quella più vicina, mettendo in contatto con il relativo noleggiatore.
Ad oggi la piattaforma è attiva a Parigi, Bordeaux e Nantes. Se pensiamo che in tutta la Francia sono oltre 100.000 i veicoli adatti al trasporto per persone con ridotta mobilità, uno strumento del genere può addirittura triplicare i loro utilizzi, garantendo a chi non ha un mezzo proprio di spostarsi in piena autonomia e a costi ridotti.

Wheeliz: lo sharing sociale che rende tutti più autonomi
Charlotte e una delle auto accessibili a noleggio.

Sì, va bene, ma arriviamo al sodo: quanto costa?
La registrazione al sito ovviamente è gratuita, mentre per quanto riguarda i veicoli si parla in media di 50 € giornalieri (il 30% viene trattenuto dalla piattaforma per vivere): cifra decisamente inferiore rispetto ai 70 – 250 € ai quali i francesi sono abituati per il noleggio di “automobili senza barriere”.
E il meccanismo funziona, funziona eccome! Ad oggi il “bimbo” di Charlotte conta 900 utenti (compreso molti turisti stranieri) e fa circolare 120 veicoli, ma non basta: “La mobilità è possibile insieme!” continua a ripetere la fondatrice, ed è per questo che sogna di rendere il suo servizio disponibile su tutto il territorio nazionale.
Ovviamente noi glielo auguriamo, che magari prendiamo esempio anche “noi”, e iniziamo a condividere ciò che farebbe davvero la differenza. Per tanti.

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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