Fumo: anche la genetica rende più difficile smettere di fumare

Un recente studio ha dimostrato come una variabile genetica possa causare l'aumento della dipendenza da fumo e l'alta probabilità di ricaduta.

Il fumo è una delle malattie da stile di vita più diffuse e pericolose, col passare degli anni, nella popolazione, oltre che inquinanti nell’ambiente. Il tabacco è stato importato in Europa nel XV secolo e dopo tre secoli si è diffuso il consumo mondiale delle sigarette. Esistono numerose sostante dannose nel fumo: tossiche, la nicotina e il monossido di carbonio, irritanti, i vari ossidi, e cancerogene, oltre 50 tipi diversi di sostanze. A causa dell’effetto della nicotina che provoca nell’uomo, il fumo di tabacco, chiamato tabagismo, è entrato nel 1996 dall’OMS come malattia da dipendenza. Il fumo, sia attivo sia passivo, causano numerosi problemi cardiovascolari e respiratori a lungo andare, e smettere di fumare è sempre più difficile, mentre molto più probabile è una ricaduta. Un motivo, di quest’ultima, può trovare risposta addirittura nella genetica, a causa del CHRNA5.

La genetica nel fumo

La nicotina, il fattore principale di dipendenza del fumo di sigarette, si lega ai ricettori nicotinici nel cervello, provocando il rilascio di dopamina e altre sostanze che modulano l’umore della persona. Dopo aver fumato una sigaretta, i recettori si riempono completamente e, fumare ancora, non ci porta gratificazione, ma, aspettando un po’ di tempo, questi recettori si riattiveranno portando la persona a cercare nuove dosi. Così facendo, si crea una vera e propria dipendenza ed assuefazione.

Alcuni studi recenti, dell’AIRC, hanno dimostrato che, geneticamente, alcune persone hanno una mutazione di un gene, il CHRNA5, che riguarda i recettori della nicotina e può provocare un aumento di possibilità di dipendenza da tabacco. Nonostante è una mutazione genetica inusuale, ben il 35% della popolazione europea la tiene. Questo spiega come, per molte persone, è molto difficile riuscire a smettere di fumare. Questa tesi è stata successivamente sperimentata sui topi, dimostrando come, dopo aver iniettato il CHRNA5, dopo un periodo di cessazione, si tendeva ad una ricaduta a causa dell’aprirsi dei recettori.

Questa notizia, oltre che interessante nel capire perché il fumo di tabacco provoca così dipendenza, può essere utile nel formare farmaci che attivano altri recettori per ridurre il consumo da tabacco e limitare il craving, la dipendenza da fumo.