Abbiamo visto che il riscaldamento climatico sta sempre più influenzando l’Artico, facendo sciogliere molti ghiacciai del cosiddetto permafrost. Queste temperature cosi elevate in questo luogo potrebbero portare a potenziali minacce per la nostra salute in futuro. Scienziati del clima della NASA hanno affermato che le condizioni più calde stanno causando il disgelo di parte del permafrost della regione, uno strato di terreno ghiacciato che si trova sotto quella superficie.
Un quinto dell’emisfero settentrionale è coperto dal permafrost. Se quest’ultimo si scongela in modo significativo, alcuni virus descritti come “virus zombi” che sono rimasti dormienti per migliaia di anni potrebbero emergere e possibilmente mettere in pericolo animali e umani. In uno studio recente i ricercatori hanno isolato diversi ceppi di un virus antico trovato nel permafrost.
Permafrost, fatto rivivere un virus zombi antico 48.500 anni
Lo studio ha suggerito che ognuno di loro poteva infettare cellule di ameba in coltura. Per cautela, gli scienziati hanno studiato solo un virus che aveva il potenziale per infettare le cellule dell’ameba, non gli animali o gli esseri umani. Poiché il permafrost fornisce un ambiente privo di ossigeno che non è penetrato dalla luce, gli scienziati affermano che è come una capsula del tempo di virus e resti mummificati di animali scomparsi da tempo. Fortunatamente, possiamo ragionevolmente sperare che un’epidemia causata da un batterio patogeno preistorico rianimato possa essere rapidamente controllata dai moderni antibiotici a nostra disposizione, anche se i batteri portatori di geni di resistenza agli antibiotici sembrano essere sorprendentemente prevalenti nel permafrost.
La situazione sarebbe molto più disastrosa nel caso di malattie vegetali, animali o umane causate dalla rinascita di un antico virus sconosciuto, per le quali non ci sarebbero cure specifiche o vaccini immediatamente disponibili. Questo studio conferma la capacità dei grandi virus a DNA che infettano Acanthamoeba di rimanere infettivi dopo oltre 48.500 anni trascorsi nel profondo permafrost. Mentre gli scienziati sperano che gli antibiotici siano in grado di combattere antiche malattie batteriche, sono preoccupati per ciò che accadrebbe se i virus si diffondessero.
La NASA ha affermato che dovrebbero essere compiuti sforzi per fermare il disgelo affrontando le preoccupazioni climatiche generali. Per quanto tempo questi virus potrebbero rimanere infettivi una volta esposti a condizioni esterne e quanto è probabile che incontrino e infettino un ospite adatto nell’intervallo, è ancora impossibile da stimare. Tuttavia, il rischio è destinato ad aumentare nel contesto del riscaldamento globale, in cui lo scongelamento del permafrost continuerà ad accelerare e sempre più persone popoleranno l’Artico sulla scia delle iniziative industriali.
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