A Plague Tale: Requiem è il seguito che ci aspettavamo, il titolo che succede temporalmente le avventure dei due fratelli Amicia e Hugo, viste in A Plague Tale: Innocence, dimostrando una maturità artistica e realizzativa di Asobo Studio, capace di migliorare ancora di più la già ottima esperienza precedente. Scopriamo il titolo da vicino con la nostra recensione completa.
Trama
Le due nomenclature Innocence e Requiem non sono casuali, nel primo capitolo veniva sottolineata l’innocenza dei protagonisti (qui la recensione), due giovani aristocratici che di punto in bianco si ritrovano letteralmente catapultati in un mondo difficile in cui sono costretti a lottare per sopravvivere, sfuggendo dall’Inquisizione, pronta a tutto per catturare Hugo, il portatore della Macula.
Requiem mostra invece la consapevolezza di Amicia, la sorella maggiore, nel ruolo di effettiva protettrice de “Il Portatore“, forte dell’esperienza passata, ma ancora tormentata da dubbi e insicurezze, conseguenti alle tantissime uccisioni cui è stata costretta. L’avventura inizia con un nuovo viaggio, verso una città teoricamente sicura, in cui è presente il Magister di un’Ordine che da millenni studia la Macula, e che sembra avere la cura per la malattia di Hugo. La realtà è però diversa, la città è devastata dai ratti, l’Ordine sostiene che Hugo presto morirà, Amici allora sarà costretta ad una scelta importante, supportata però da personaggi secondari, come Lucas, ma anche Sophia o Arnaud, che con il tempo assumono un ruolo sempre più importante ed intrecciato con la storia, nella speranza di salpare verso l’isola della salvezza, che lo stesso ragazzino sogna periodicamente.
Una narrazione che si intreccia alla perfezione con il gameplay, portando lo stesso giocatore a compiere un viaggio fantastico, in un mondo del passato in cui nulla è come sembra, e purtroppo la morte è sempre dietro l’angolo. Il ritmo, la passione e l’affiatamento tra i personaggi cresce con l’avanzare dei 17 capitoli che compongono A Plague Tale: Requiem, supportato da un’interpretazione eccellente di Charlotte McBurney, ed un doppiaggio in lingua inglese affascinante e precisissimo (sono presenti sottotitoli in italiano).
Grafica
Pur non essendo una tripla A, la direzione artistica di A Plague Tale: Requiem è eccezionale, un forte segnale che non sempre si necessita di budget pressoché infiniti per raggiungere ottimi risultati. Il comparto tecnico mostra qualche limite, nella nostra prova su PS5 l’esecuzione non è riuscita andare oltre i 30fps, ed è un peccato, sopratutto perché non sono nemmeno troppo stabili, i rallentamenti ci sono e si notano non poco.
Il miglioramento rispetto al capitolo precedente è importante, gli asset e le texture sono sicuramente più definite, è stata mantenuta una nitidezza calante per fornire un’aura mistica, mentre le ambientazioni sono più maestose e coinvolgenti. Un altro aspetto da non trascurare è il quantitativo di ratti raccolti in un’unica inquadratura, numeri impressionanti che rendono le scene più spettacolari e spaventose.
Al netto di tutto questo, l’utilizzo perfetto delle fonti di luce (fondamentali per la sopravvivenza), e la maestosità degli scenari, sono a conti fatti i punti di forza di un titolo che ammalia sin dalle prime battute. I personaggi sono ottimamente definiti, con una mimica facciale più vicina alla realtà, anche se non sempre precisissima.
Ineccepibile la colonna sonora di Olivier Delriviere, il giusto arricchimento di una esperienza già di per sé eccellente, con la capacità di ricalcare alla perfezione le varie scene che si attraverseranno in un’avventura senza un attimo di respiro.
Meccanica di gioco e Gameplay
La meccanica di gioco di A Plague Tale: Requiem non cambia, giustamente, rispetto a quanto avevamo già apprezzato in passato, rappresenta il giusto mix tra stealth e enigmi per superare le aree invase dai malefici ratti. Il tutto si sussegue in aree ben specifiche e compartimentate, ognuna delle quali viene suddivisa dall’apertura/chiusura di una porta, con all’interno guardie da evitare o sconfiggere, e ratti da cui fuggire. Una scelta che semplifica di molto lo sviluppo del gioco, ma che non pesa nell’esperienza in sé.
La progressione del personaggio è ottima, sono state introdotte nuove capacità che Amicia potrà raggiungere con l’amata fionda, ad esempio la creazione della pece da infiammare, oppure della polvere atta a confondere i nemici ed attirare i ratti, con un’indole offensiva inedita rispetto ad Innocence. Sono presenti i soliti banchi di lavoro con cui potenziare le abilità, il cui albero però si evolverà in automatico, dipendentemente dalle scelte che il giocatore compierà in corso d’opera.
Il superamento delle varie aree richiede occhio attento, per sganciare carcasse, ma anche la piena consapevolezza dei mezzi di Amicia, una buona strategia è innegabile, pur comunque offrendo sempre più approcci differenti. La versatilità è proprio uno dei suoi punti di forza, il non voler imporre solo un’unica strada al giocatore, grazie anche all’apporto dei comprimari, fondamentali per il superamento di enigmi ambientali altrimenti insormontabili.
La novità più grande in termini di gameplay è sicuramente rappresenta dalla consapevolezza che Hugo raggiunge per quanto riguarda i propri poteri, derivanti dalla Macula. Riuscirà infatti a controllare i ratti, offrirà un punto di vista differente dell’intera scena, riuscendo ad aggiungere ancora più varietà ad un gameplay che non finisce mai di stupire. Da non trascurare il pieno supporto al DualSense, con i grilletti adattivi che si induriscono con l’utilizzo della fionda, ed un feedback aptico preciso per ogni scossone o mossa.
A Plague Tale: Requiem: conclusioni
A Plague Tale: Requiem è un titolo che non deve assolutamente mancare nella vostra libreria, ancora meglio se considerate che è incluso nel Game Pass, non particolarmente longevo, si completa in 17 ore circa, promette un’esperienza avvincente e coinvolgente, con un gameplay che si butta a capofitto nello stealth e nella risoluzione di enigmi ambientali, mantenendo però alta l’attenzione con una direzione artistica assolutamente da tripla A.
L’aspetto negativo per eccellenza è sicuramente la scelta di bloccare il frame rate a 30fps su tutte le console, e non è nemmeno troppo stabile.