Recensione Daymare 1994: Sandcastle – un survival horror da paura made in Italy

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Daymare 1994: Sandcastle è il seguito di un titolo in grado di stupire letteralmente il mercato, data l’origine da un piccolo team di sviluppo italiano, Invader Studios, fondato solamente nel 2016, quale è stato Daymare: 1998. Quest’anno, con una maggiore esperienza nel settore, ed una base più consistente, gli sviluppatori hanno voluto buttarsi nuovamente nella mischia. Saranno riusciti a produrre un titolo avvincente? scopriamolo assieme nella nostra recensione completa.

 

Trama

Il titolo nasce come un prequel della precedente esperienza, è ambientato esattamente quattro anni prima, nel corso del quale impersoniamo Dalila Reyes, un membro attivo di H.A.D.E.S. e creatrice di D.I.D., la cui storia è tutt’altro che positiva, ma che riesce alla perfezione nel proprio lavoro. Il suo compito è recuperare uno scienziato, con il suo lavoro, da una base segreta sita all’interno dell’Area 51, letteralmente in subbuglio in seguito ad un “problema” riscontrato (del quale però non si hanno certezze iniziali).

Non volendo spoilerarvi nulla, possiamo solamente dire che tutto andrà storto, anzi la realtà è ben lontana da quanto le hanno raccontato, diventando con il tempo più tetra, oscura e molto pericolosa. Il costrutto narrativo è avvincente e coinvolgente, sia per una narrazione piacevole e scorrevole, ma soprattutto per i continui richiami al capitolo precedente, creando così la capacità di fornire un continuum all’utente. Interessante è anche la scelta di approfondire, almeno in parte, il background del personaggio, così da umanizzare lo stesso, caratterizzandolo (anche se in alcune occasioni in maniera un po’ confusa).

 

Grafica

Il titolo è stato realizzato ottimamente basandosi sull’Unreal Engine, con modelli 3D particolarmente ricchi, texture dettagliate e pochissime sporcature di fondo. Nella nostra prova su Xbox Series X non abbiamo mai notato cali di frame rate, né bug importanti che hanno minato l’esperienza. L’ambientazione può apparire inizialmente monotona, infatti nel capitolo precedente era più varia, sebbene riesca a risultare perfettamente coerente in tutta l’esperienza, con scorci piacevoli ed una forte sensazione di tensione costante per tutta la partita. La gestione delle luci è buona, il problema è forse la scelta degli sviluppatori di mantenere l’illuminazione tendente verso il basso, a volte l’abbiamo ritenuta eccessiva, ed in grado di cozzare con un’anima action. Le sequenze di intermezzo, nonostante gli sforzi degli sviluppatori, non permettono di distinguersi, nemmeno di fargli fare quel salto di qualità desiderato.

 

Meccanica di gioco e Gameplay

Daymare 1994: Sandcastle è un survival horror, diverso però dagli altri, perché il personaggio è in grado di offendere, con una discreta dotazione di armi, ed una torcia per illuminare gli spazi (in perfetto stile Resident Evil, anche per la visuale in terza persona). Giocando le circa 8/10 ore necessarie al completamento, si nota il non volersi allontanare dalla classicità, il gioco non si distingue dalla massa, restando ancorato ai fasti e alle esperienze del passato.

Le cose da fare sono due: esplorare alla ricerca di strumenti per la sopravvivenza (come munizioni, medkit, punti di salvataggio o informazioni utili) o combattere con gli alieni che si incontreranno. Sono presenti anche svariati puzzle ambientali, in genere legati all’utilizzo dello scanner, dal livello di difficoltà tendente al basso, mai troppo complessi da risolvere. L’esperienza generale è discreta, con qualche deficit nel sistema di combattimento; le mancanze più importanti le troviamo nell’assenza di una mossa evasiva che permetta di scartare i nemici (in quanto per offendere possono semplicemente prenderci, consumando la barra dell’energia), nonostante comunque siano presenti solo due armi nel gioco (mitra e fucile a pompa), a cui si aggiungere il Frost Grip, un’arma speciale che permette di congelare letteralmente i nemici. La lentezza del personaggio si tramuta in una grande difficoltà di azione nei combattimenti più concitati, anche con più alieni in contemporanea, considerata la velocità elevata di alcuni; tutto si tramuta in una frustrazione che non riteniamo adeguata all’esperienza in sé, portando più e più volte l’utente alla morte.

 

Daymare 1994: Sandcastle – conclusioni

In conclusione Daymare 1994: Sandcastle è un buon survival horror che affonda le radici nella classicità, proponendo al consumatore finale un’esperienza discreta in termini di narrazione e di esplorazione (sebbene sia un level design molto lineare e con pochi collezionabili), con una buona grafica, in rapporto all’importanza dello studio. Dall’altro lato della medaglia troviamo numerose difficoltà nel sistema di combattimento, legate sopratutto all’estrema lentezza del personaggio, che porta ad una frustrazione non sempre giustificata.

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