Recensione Honey, I Joined a Cult: un manageriale in cui guidare una setta

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Vi piacerebbe essere a capo di una setta? Honey, I Joined a Cult è il titolo che vi mette nei panni del classico santone alle prese con l’intera gestione del proprio gregge, non soltanto nel soddisfacimento dei suoi interessi, quanto proprio riguarda gli aspetti burocratici e non solo. Un titolo atipico ma sicuramente ben realizzato, vediamolo assieme nella nostra recensione completa.

 

Trama e Grafica

Il costrutto narrativo è quasi totalmente assente, come nella maggior parte dei manageriali che si rispettino, nel corso dell’intera avventura il vostro unico obiettivo sarà gestire nel miglior modo possibile la setta, cercando di guadagnare più adepti possibili, nel breve tempo messo indubbiamente a disposizione. Niente di più chiaro e semplice, situazione a cui siamo abituati, e con cui ci scontriamo quotidianamente con i titoli dello steso genere.

Il comparto grafico è altrettanto minimale e risicato, a prima vista potrebbe assomigliare moltissimo a Among US, riuscendo però a mantenere uno stile proprio ed una identità assolutamente piacevole. La gestione delle luci è azzeccata, con colori sempre tendenti al pastello, ma non per questo non apprezzabili, il design degli stessi personaggi è iconico, sono molto spesso differenti tra loro, ed in alcune occasioni con derivazioni verso il satirico e l’ironico. Mancano indubbiamente di dettagli, ma avendo bene in mente lo stile caratteristico di un titolo Two Point, questo Honey, I Joined a Cult non ci si allontana così tanto. Il titolo è totalmente localizzato esclusivamente in lingua italiana, con testi ben tradotti e curati anche nel nostro idioma per una maggiore flessibilità verso il pubblico nostrano.

 

Meccaniche di gioco e Gameplay

Il primo approccio al titolo è molto selettivo, gli sviluppatori hanno deciso di puntare forte su un approfonditissimo tutorial, che potrebbe durare anche 2 ore, e dal quale è quasi impossibile riuscire a svincolarsi. Una tempistica molto elevata che punta a scremare l’interesse del giocatore, sopratutto colui che non è solito addentrarsi nel mondo dei gestionali. La setta che fonderete sarà a tema, da qui nasce una buona diversificazione, poichè sarà possibile scegliere tra demoni, robot, hippie o altri ancora, sopratutto negli arredi che andranno a popolare le varie stanze.

L’acquisizione di nuovi seguaci è una pratica tutt’altro che immediata, sono presenti tantissime missioni da completare, che vi permetteranno di sbloccare potenziamenti o di riuscire a catturare l’interesse di altre persone. Una volta che quest’ultime saranno divenute vere e proprie adepte della setta, sarà necessario badare al loro benessere, ecco quindi che sarà nostro compito costruire una mensa dove farli mangiare, aree di svago e divertimento, bagni, dormitori ed una stanza dove la vostra persona (il leader della setta), terrà i propri comizi. La gestione è lineare, non ha un livello di difficoltà particolarmente elevato, e ricalca tutti i canoni dei titoli del medesimo settore, senza differenze particolari da segnalare. Ciò in cui Honey, I Joined a Cult pecca leggermente è la progressione, il completamento delle missioni è troppo lento, richiede troppo tempo e per questo l’utente potrebbe rischiare di annoiarsi prima del previsto, anche se è comunque un aspetto da tenere in questione nei gestionali.

La nostra prova su Steam non ha mostrato difficoltà di sorta o di alcun tipo, se non per quanto riguarda la navigazione all’interno dei menù, o l’accesso a determinate funzioni, ad esempio gli eventi che intercorrono durante il gaming (le cosiddette notifiche), richiedono troppi passaggi per l’accesso finale, obbligando l’utente ad aguzzare la vista mentre scorre gli avvenimenti, per trovare quello di proprio interesse.

 

Honey, I Joined a Cult – conclusioni

In conclusione Honey, I Joined a Cult ci è piaciuto, è un ottimo gestionale che affonda le proprie radici nella classicità di titoli di questo tipo, senza differenziarsi o innovare, ma mettendo nelle mani degli utenti una esperienza generalmente classica e ben oliata, tutto condito con particolarità che lo rendono unico nel proprio genere. Il tono sarcastico, il focus sulla creazione delle sette, la grafica che ricorda Among Us, e l’altissima personalizzazione (nonché stravaganza negli arredi e simili), rappresentano indubbiamente i punti di forza di un titolo che fatica ad ingranare, ma che può riservare non poche piacevoli sorprese a tutti gli utenti.

 

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