Molte aziende hanno introdotto la possibilità per i propri dipendenti di svolgere il proprio lavoro in casa, da remoto, a causa della dilagante epidemia di coronavirus che sta attanagliando quasi tutti i paesi del mondo. Tuttavia, sebbene questa sia un’ottima notizia per tutti i lavoratori, una politica di questo tipo potrebbe comportare qualche problema di connettività Internet, avvertono gli esperti. L’intensificarsi degli accessi in remoto, ad esempio l’aumento di videoconferenze e il massiccio utilizzo di sistemi VPN potrebbe causare difficoltà all’infrastruttura di Internet.
Le aziende più grandi, che richiedono questi un traffico dati molto elevato, come Twitter, Google, Facebook e Microsoft, sono state però le prime a vietare al proprio personale di recarsi presso i propri uffici. Finora il virus ha infatti infettato oltre 100.000 persone in tutto il mondo e ucciso almeno 3.400 persone. Lisa Pierce, esperta di networking, ha dichiarato in merito alla vicenda: “L’anello debole della catena, ossia la causa per cui il sistema potrebbe andare in sovraccarico, saranno proprio le reti domestiche a banda larga“.
Ma i timori di Pierce non sono condivisi da Openreach, il più grande fornitore di banda larga per le case del Regno Unito. La società di telecomunicazioni ha dichiarato di essere costruita per supportare una capacità di rete che definisce pari a dieci volte la domanda media di traffico dati, ossia quella che copre l’orario di lavoro. Il picco nell’uso di Internet deriverebbe più che altro dallo streaming video e da programmi TV e sport. La società si dice quindi sicura di poter gestire il lavoro da casa su larga scala, cosa che potrebbe estendersi sempre più, se la situazione relativa all’epidemia dovesse peggiorare.
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