Cos’è la pandemic fatigue e perché è così pericolosa

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La stanchezza pandemica o pandemic fatigue – nota anche come sindrome del “perché il COVID-19 non finirà” – sembra essere diffusa in tutto il mondo. Diversi Paesi, in questi giorni, hanno registrato tra i numeri più alti di casi di contagio da coronavirus, per molti anche per il secondo o terzo giorno consecutivi (se non tra le cifre più alte di sempre).

I medici e i virologi continuano a sottolineare che indossare una mascherina ed evitare grandi riunioni sociali sono la chiave per sconfiggere il virus, ma sono anche molte le persone che ascoltano con malessere questi consigli, spesso non seguendoli affatto.

 

Perché stanchezza pandemica?

Il mondo continua ad essere sferzato da questa minaccia e le persone tentano di tornare alla loro vita normale, il costante ciclo di notizie, l’incapacità di svolgere le normali attività come socializzare e la necessità di indossare una mascherina.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la stanchezza da pandemia è ormai diffusa. E nonostante un alto livello di conoscenza da parte del pubblico in generale sul virus Covid-19. Sempre secondo l’OMS, i Paesi “stanno segnalando segni di stanchezza pandemica nelle loro popolazioni – qui definita come demotivazione a seguire comportamenti protettivi raccomandati, emergenti gradualmente nel tempo e influenzati da una serie di emozioni, esperienze e percezioni“.

La ragione generale della stanchezza da panico è semplice: le persone sono malate e stanche del coronavirus. Il problema è che non prestare attenzione alle misure di allontanamento sociale e indossare la mascherina rende molto più suscettibili ad ammalarsi (e stancarsi) davvero a causa del virus.

Sfortunatamente, la pandemia di coronavirus è ancora ben presente e non si sa quando riusciremo ad uscirne. E i medici sostengono con forza che la cosa migliore che si possa fare è pensare ad indossare la mascherina come fosse un vaccino.

Foto di pasja1000 da Pixabay

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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