La demenza è un termine abbastanza generico per descrivere condizioni abbastanza simili e spesso viene usata anche per l‘Alzheimer nonostante questa abbia alcune specifiche. Si tratta però anche di una malattia complessa in cui mancano numerose risposte, così complessa che secondo un nuovo studio in realtà si potrebbe dividere in cinque varianti biologiche diverse. Una scoperta importante che potrebbe aiutare a spiegare anche perché i trattamenti sono così spesso poco efficaci.
Secondo lo studio infatti, queste cinque varianti dell’Alzheimer andrebbe a rispondere in modo diversi ai trattamenti e alla base di tutto ci sono le proteine del liquido cerebrospinale. Adattando i trattamenti su questo aspetto potrebbe, potenzialmente, portare alla creazione di farmaci ad hoc cambiando la vita di milioni di persone.
Le parole dei ricercatori dell’Amsterdam Alzheimer Center: “Dati i modelli distinti dei processi molecolari e dei profili di rischio genetico dell’AD, è probabile che i sottotipi di AD richiederanno trattamenti specifici. Tre sottotipi ricapitolano i nostri tre sottotipi precedentemente identificati. Gli effetti collaterali derivanti da alcuni trattamenti possono dipendere anche dal sottotipo. Ad esempio, mentre gli anticorpi possono attraversare più facilmente la barriera ematoencefalica nel sottotipo 5, questi individui potrebbero essere maggiormente a rischio di emorragia cerebrale che può verificarsi con il trattamento con anticorpi”.
Riuscire a guardare un qualcosa sotto una nuova luce spesso portare nuove risposte e per quanto riguarda l’Alzheimer questa scoperta ha potenzialità enormi. Ovviamente ora bisogna vedere se all’atto pratico cambierà qualcosa visto che sull’argomento ci sono da sempre grandi scoperte e studi, ma di soluzioni, anche parziali, non ce ne sono mai alla fine.
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