Verso la fine dell’estate gli incendi in Amazzonia hanno attirato l’attenzione di tutto il mondo. La risposta non è tardata ad arrivare. Aiuti che arrivavano da dovunque oltre che alla accuse mosse nei confronti del governo del Brasile. Il risultato? La deforestazione a gennaio è raddoppiata rispetto all’anno precedente.
Si sta parlando della perdita di 280 chilometri quadrati, un aumento del 108%, livelli che non si vedevano dal gennaio 2015. Nel gennaio del 2019 erano stati 136 chilometri mentre nel 2017 erano stati appena, relativamente parlando, 58 chilometri quadrati. In totale nel 2019 sono stati persi 9.166 chilometri quadrati di foresta.
Non è un caso che questi record stanno avvenendo con il cambio di governo del Brasile. L’attuale presidente, Bolsonaro, è scettico rispetto ai cambiamenti climatici e vede con più interesse le ricchezze presenti in Amazzonia. Poco importa l’impatto sull’ambiente.
Amazzonia e la deforestazione selvaggia
L’obiettivo principale del governo brasiliano è di continuare a fare spazio in Amazzonia così da poter dare vita a progetti minerari, agricoli e idroelettrici. Tutti progetti che oltre ad avere bisogno di spazio, inquinano non poco una volta attivi. Per fare questo vengono anche distrutte le zone abitate dalle popolazioni indigene, le poche rimaste nel nostro mondo globalizzato.
Questo impegno andrà a distruggere uno degli ecosistemi più ricchi del pianeta. L’impatto sull’ambiente sarà pensatissimo e tanti effetti si sono già visti nel corso dell’ultimo anno. Basti pensare all’invasione di alghe che sta colpendo le coste a nord della foce del Rio delle Amazzoni, alghe cresciute a causa delle sostanze che finiscono del fiume e che arrivano dai campi agricoli.