La ricerca medica è alla continua ricerca di nuovi antibiotici per far fronte ai batteri. Il problema principale è l’uso spropositato di questi trattamenti da parte della popolazione con tutte gli errori del caso, a cui si aggiunge l’uso intensivo negli allevamenti. Il risultato sono propri i batteri a risultare più resistenti quindi servono nuove armi. Alcune di queste sembrerebbero arrivare dal terreno di un vulcano.
Nel 1974 era stati raccolti dei composti di un vulcano del Camerun che avevano proprio delle proprietà nel combattere i batteri. Nello specifico si parla di un pigmento rosso prodotto direttamente dai batteri che vivono in questo ambiente estremo, lo Streptomyces arenae. Il problema è che da allora non si è mai riuscito a riprodurlo finche di recente, dei ricercatori giapponesi non sono riusciti a fare reverse engineering.
Nuovi antibiotici da dei batteri vulcanici
Il team di ricerca giapponese è riuscito a riprodurre questi antibiotici lavorando su due molecole precise, il β-naftociclinone, e in parte con l’γ-naftociclinone che sarebbe una variante del precedente. In più, è presente una terza molecole che unisce le due, biciclo[3.2.1]ottadienone. Una volta individuati questi tre, l’aspetto più critico è stato riuscire a ottenere la combinazione di posizione perfetta per avere l’effetto desiderato. Il risultato finale, con un processo noto come lattonizzazione ossidativa, sono riusciti ad avere un’efficacia dell’87%.
Con questi successi sarà possibile utile effettivamente queste sostanze come degli antibiotici senza dover andare ogni volta su un vulcano sperduto. Attualmente non sono utilizzabili, ma ormai l’iter per poter arrivare a tal punto è imminente.