Ci sono storie che all’infuori del paese in cui avvengono difficilmente vengono ricordate se non per poco tempo dopo l’accaduto. Una di queste è sicuramente l’incendio sotterraneo di Centralia, una città come tante degli Stati Uniti, ma dal 1962 tutto questo è cambiato a causa di un’incidente. Spesso e volentieri gli insediamenti come quest’ultimo nascono per la presenza di una fonte di qualcosa, un opportunità e in tal caso erano la presenza di enormi quantità di carbone.
Quel fatidico anno scoppio un incendio in una delle cuciture e a causa della composizione del terreno divagò senza controllo. Il sottosuolo iniziò a bruciare per diversi chilometri e più il disastro andava avanti più la zona diventava invivibile a causa delle alte temperature, della distruzione del terreno, ma soprattutto a causa del gas nocivi che venivano liberati nell’aria. L’incendio sta continuando tutt’ora, ma l’ambiente che per gli uomini è diventato inospitabile è invece diventato perfetto per altri organismi.
Microbi amanti del caldo
Tutta la zona è sicuramente diventata interessante da un punto di vista scientifico tanto che alcuni ricercatori analizzato il tutto da diverso tempo. Tra questi è presente Ashley Shade della Michigan State University il quale sta studiando proprio le comunità di microbi e tra i più resistenti ci sono i termofili. Più nello specifico sta studiando gli effetti di temperature così altre sulle dimensioni del genoma dei microbi.
The Verge ha recentemente postato un video sul proprio canale YouTube, un mini-documentario sugli studi di questa piccola zona di mondo. Questo è la dichiarazione che Shade ha rilasciato proprio alla testata: “L’dea è che se riesci a mantenere le tue cellule piccole allora trarrai beneficio dal non dover spendere così tanta energia per mantenere proprio tutte le parti, un aspetto ancora più critico a temperature alte.“