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Commodore lancia Leo, suo secondo smartphone: i particolari

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In tanti, trentenni e quarantenni, abbiamo ancora nel cuore il mitico Commodore 64, un po’ computer e un po’ videogame. I tanti minuti trascorsi ad aspettare che i giochi, in formato musicassette, si caricassero nel registratore; quella grafica lontana dai giochi di oggi ma che in fondo solleticava molto di più la nostra fantasia; quei joystick tanto scomodi quanto plastici e coinvolgenti. Orbene, un italiano, Massimo Canigiani, 39 anni di Ponti sul Mincio (Mantova), ha deciso di rilanciare quel mitico marchio sotto forma di smartphone. Con tanto di possibilità di giocare di nuovo ai suoi mitici giochi. Ecco i dettagli del suo progetto.

Commodore diventa smartphone: la storia del progetto

L’idea di Canigiani parte dal fatto che il logo della Commodore, la C con la bandierina rosso-blu (“C flag” o “C=” per gli smanettoni), era svincolato dopo il fallimento Commodore del 1994. Dato che, nonostante i vari passaggi di proprietà nel tentativo di rilanciarlo, in concreto non è stato prodotto nulla per cinque anni. Così, il 20 maggio 2015 ha chiesto ed ottenuto con soli 900 euro dall’Ufficio brevetti dell’Unione Europea il diritto esclusivo di utilizzare il marchio figurativo, registrandolo in 38 Paesi, Stati Uniti inclusi. Cangiani, ingegnere con affari nel settore delle compravendite immobiliari, ha dunque ben pensato di sfruttare un logo legato all’infanzia e all’adolescenza di milioni di persone nel Mondo. Ma per immergersi nel mercato degli smartphone tra i pochi a non conoscere crisi.

commodore smartphone
@GazzettadiMantova

Commodore lancia secondo smartphone: Leo

L’intuito di Canigiani per gli affari si è dimostrato nei fatti vincente. Ha fondato con Carlo Scattolini una nuova società, Commodore Business Machines, per produrci un nuovo smartphone con sistema operativo Android. Il primo è stato lanciato nel 2015 col nome di Pet, il primo computer della Commodore, e, ad un anno dal lancio sul mercato nel giugno del 2015, ha già superato i centomila esemplari venduti. Ora sono pronti a raddoppiare il successo con Leo. Un nome scelto «perché corto come Pet e significativo». L’obiettivo della loro società, con sede a Londra, è di avvicinarci all’1% del business mondiale di smartphone, ossia vendendo 300 milioni di esemplari. Vedremo se anche Leo sarà in grado di azzannare colossi del settore come Samsung, Sony o Lg. Il nome promette bene.

LEGGI ANCHE: Nostalgia di giochi anni ’80? Ecco Pixel Vision, console in legno

Luca Scialò
Luca Scialòhttps://lucascialo.altervista.org/
Sociologo, blogger e articolista

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