La documentazione archeologica non consta soltanto di reperti fossili. Molto spesso, una delle principali fonti d’informazioni quando si scava così a fondo nel passato del nostro pianeta sono nientemeno che le feci. Questo si rivelano molto spesso una vera e propria miniera d’oro, essendo in grado di fornire informazioni estremamente importanti su salute e dieta degli antichi umani e degli animali, l’evoluzione dei parassiti e la loro ecologia ed evoluzione stesse.
Il problema principale per i ricercatori è però il modo di approcciarsi allo studio delle feci. Un recente studio, guidato da Maxime Borry e Christina Warinner del Max Planck Institute for the Science of Human History, presenta “CoproID“, un metodo affidabile per ricavare informazione dalle “feci preistoriche“. Distinguere le feci umane da quelle animali è infatti particolarmente difficile: sono simili per dimensioni e forma, si trovano molto spesso negli stessi siti archeologici e presentano una composizione chimica simile.
Per accedere alle informazioni contenute nelle cosiddette “paleo-feci“, i ricercatori hanno sviluppato CoproID: un metodo che combina l’analisi dell’antico DNA ospite con un software di apprendimento automatico impostato sul riconoscimento dei microbiomi all’interno delle feci moderne. Sfruttando CoproID su set di dati, i ricercatori sono stati in grado di distinguere in modo affidabile le informazioni dalle feci più antiche, dimostrando che una combinazione di DNA ospite e le colonie di microbi che vivono negli organismi di uomini ed animali consentono di distinguere accuratamente le loro feci dal punto di vista chimico.
“Si tratta di una scoperta inaspettata“, afferma la professoressa Christina Warinner, autrice dello studio. Ma Warinner si aspetta anche che CoproID abbia applicazioni più ampie, specialmente nei campi della scienza forense e dell’ecologia. Maxime Borry ha poi dichiarato: “Con ulteriori dati sui genomi intestinali dei cani preistorici saremo in grado di classificare anche feci di cani ancora più antiche“. Infatti, man mano che il novero dei dati sul microbioma umano e dei cani si amplia, CoproID continuerà a migliorare le sue classificazioni e ad aiutare i ricercatori.
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