Nel corso di questi ultimi mesi abbiamo letto della scoperte di numerose nuove varianti del coronavirus. Questa tendenza è aumentata soprattutto dopo la scoperta della Delta e molte delle successive avrebbero dovuto superare quest’ultima in fatto di pericolosità. Si parla della capacità di infettare a una maggiore velocità e di risultare anche più letale.
Fino a poco fa la Delta è rimasta però la più fastidiosa nei confronti della lotta contro alla pandemia, ma adesso si sta parlando di una possibile altra minaccia. Si tratta della variante del SARS-CoV-2 B1.1.529 la quale si è originata in Sud Africa e nei paesi limitrofi i quali hanno un tasso di vaccinazione particolarmente basso. La situazione è critica tale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è mossa subito per cercare di capire subito l’entità del pericolo.
Coronavirus: la variante B.1.1.529
Al momento si sa poco di questo ceppo di coronavirus, ma l’allarme è già alle stelle, colpa di diversi allarmismi anche inutili. Le informazioni a disposizione sono poche, come quella dell’efficacia dei vaccini nei confronti del virus in questione, così come degli anticorpi di chi è già guarito almeno una volta dal Covid-19. Le informazioni soprattutto sui trattamenti sono poche perché come il tasso di persone vaccinate nella regione è basso.
Quello che al momento si sa è che presenta il più alto di mutazione mai visto finora. Si parla di 50 diverse nel codice genetico e più di 30 solo a livello della proteina spike la quale, abbiamo imparato, è l’arma con il quale il virus attacca le cellule del nostro corpo. Un altro aspetto sul quale gli scienziati sembrano essere sicuri è una maggiore velocità di incubazione del virus che quindi permette una maggiore diffusione. A causa di questo, è pensabile che alcune delle misure restrittive abbandonate o mitigate con il tempo potrebbero tornare.