Coronavirus, potenziali trattamenti tramite l’intelligenza artificiale

Numerose aziende hanno iniziato la ricerca di un trattamento contro il pericoloso coronavirus provando a sfruttare anche l'intelligenza artificiale

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L’epidemia di coronavirus che sta devastando la Cina, ma non solo, non accenna a placarsi. Di giorno in giorno aumentano i contagi, anche fuori dal territorio cinese, ed aumenta anche il numero dei morti. Nel mentre, nonostante gli esperti dell’ospedale Spallanzani sono riusciti ad isolare il virus, ancora non viene trovato un trattamento o vaccino realmente efficace. Motivo per cui si sta cercando di ampliare il più possibile il campo medico, provando ad inserire anche l’intelligenza artificiale.

 

 

L’intelligenza artificiale contro il coronavirus

I ricercatori della startup britannica di intelligenza artificiale Benevolent AI affermano di aver utilizzato la tecnologia per cercare farmaci approvati esistenti che potrebbero essere utili per limitare l’infezione del virus. Un altro gruppo di scienziati affiliati a Deargen, una società di scoperta di farmaci con sede in Corea del Sud, afferma di aver utilizzato l’apprendimento approfondito per trovare vari farmaci antivirali disponibili che potrebbero essere studiati come potenziale trattamento. Nel frattempo, una compagnia biotecnologica con sede nel Maryland, Insilico, ha affermato che ha usato l’IA per inventare nuove molecole che potrebbero servire da potenziali farmaci, e ora sintetizzerà e testerà 100 dei composti, secondo Fortune.

I ricercatori dell’azienda Benevolent volevano trovare un farmaco già approvato che potesse bloccare il processo di infezione. Quindi hanno inviato la loro intelligenza artificiale alla ricerca di farmaci, basati su proprietà chimiche che conoscevano il coronavirus, attraverso un deposito di un’enorme quantità di dati medici, compresa la letteratura scientifica. Il sistema ha sfornato una serie di opzioni, che sono state poi ridimensionate per identificare un farmaco già approvato chiamato Baricitinib, che viene generalmente utilizzato per trattare l’artrite reumatoide moderata e grave. Ora i ricercatori suggeriscono che potrebbe essere sperimentato come potenziale trattamento.