Febbrili, divisive ed emotive: queste parole descrivono accuratamente le elezioni presidenziali americane. Ma dovrebbero anche definire la reazione degli esperti dei media e dei politici in Europa di fronte al risultato? La stampa di tutto il mondo si sta ponendo una serie di pressanti interrogativi in merito al mutamento dello scenario politico statunitense. La vittoria di Biden sarà un bene o un male per il Regno Unito ai tempi della Brexit? Washington potrebbe appoggiare la Francia e la Germania? Il Regno Unito potrebbe essere penalizzato a causa del rapporto amichevole fra Boris Johnson e Donald Trump?
La vittoria di Biden segna un punto di svolta nella politica mondiale
Normalmente, in politica non è mai tutto bianco o tutto nero, ma esistono innumerevoli sfumature di grigio; diventa quindi normale cercare di lavorare fianco a fianco con il proprio avversario, per stabilire un clima di relativo equilibrio e serenità in cui poter lavorare al meglio per il bene della realtà in cui ci si trova.
A volte, nei casi più fortunati, i contrasti diventano affinità: è il caso del rapporto fra Biden e Kamala Harris, oggi vicepresidente degli Stati Uniti ma avversaria del leader democratico alle primarie per la candidatura alla presidenza. E se è vero che la Harris si era avvicinata a Trump e che lo stesso Biden si è espresso contro la Brexit, occorre tener presente che i due leader hanno molti punti in comune. Ad esempio, la lotta contro il cambiamento climatico, il desiderio di mandare in porto l’accordo nucleare con l’Iran e il sostegno alla NATO.
.Il signor Biden, che ha una forte reputazione di intermediario tra i partiti, è un pragmatico internazionalista che probabilmente continuerà a sostenere il mantra del suo predecessore: mettere l’America al primo posto. L’attenzione che Biden concentra sugli affari interni, quindi, significa che che né un accordo commerciale con il Regno Unito, né il ripristino delle relazioni con l’UE sarà una priorità assoluta.
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